Magazine Maternità
E' sabato.
Piove, anzi, diluvia.
Ieri avrei voluto scrivere delle piccole disavventure capitatami tra giovedì e venerdì.
Giovedì stavo andando al lavoro (in tangenziale, perché Elisa era rimasta a casa col papà che quel giorno non sarebbe andato al lavoro), quando ho trovato sulla mia strada un simpatico sassolino che mi ha scheggiato il parabrezza.
La scheggiatura era proprio di fronte ai miei occhi, fastidiosissima ma fortunatamente più piccola di una moneta da due euro e... è venuto in mente anche a voi il jingle? A me sì, immediatamente, così ho telefonato e preso appuntamento per la sera stessa, visto che le strade che percorro sono zeppe di buche e dossi e non avrei mai voluto doverlo cambiare tutto, il parabrezza.
Il tecnico ha risolto tutto in meno di venti minuti, a un costo non esiguo ma tutto sommato onesto...
E pazienza se con quei soldi avrei preferito comprare un giocattolo per la Purulla o andare a mangiar fuori o qualunque altra cosa.
Ieri mattina non mi sono svegliata: ho fatto un sussulto (AHHHHHHHHHHH!!!) alle 6:58, che per la mia tabella di marcia mattutina è tardissimo, ma nonostante tutto sono riuscita ad arrivare al lavoro puntuale.
Ieri sera abbiamo finalmente visto Diaz , che mi ha turbato tantissimo, perché se è vero che già all'epoca mi ero documentata sui fatti e mi avevano fatto orrore, vederli rappresentati (e così bene, poi) è stato emozionante.
Una manganellata nello stomaco.
E io sono tutto tranne che ACAB, intendiamoci.
Ho avuto anche un amico carabiniere, e già lui diceva che quelli erano dei delinquenti.
Veniamo a oggi...
Siamo andati a comprare il caffè da Auchan. Solo il caffè, perché il resto della spesa lo avremmo fatto all'emisfero, vicino a casa che sennò i gelati si sciolgono.
Tornando all'auto, abbiamo fatto vola vola vola con Elisa, lei ci teneva per la mano, corsetta e poi su, tenendola per mano e avambraccio, a mo' di trapezista.
A un certo punto abbiamo distintamente sentito CROC.
Oddio.
Elisa sembrava non averne risentito, così ci siamo diretti all'emisfero.
Percorrendo la tangenziale, abbiamo (anzi, ho, visto che guidavo io), schivato un parafango proveniente da un'auto rovesciata sul fianco, sulla corsia di destra: mancato l'incidente per un soffio.
Un quarto d'ora dopo abbiamo visto che Elisa aveva il polso gonfio e teneva il braccino ciondoloni, abbiamo chiamato il pediatra che ci ha consigliato di andare al pronto soccorso e così abbiamo fatto.
Siamo andati al PS pediatrico, dove con grande sgomento ci hanno detto che ci saremmo dovuti rivolgere al PS normale, che ovviamente era strapieno.
Ma come, con un po po di PS pediatrico pieno di giochi ci fate andare in mezzo ai traumi gravi, con collari e flebo e barelle e quant'altro?
L'infermiere all'accettazione ci ha detto chiaramente che dal triage Elisa sarebbe uscita sana, mentre dalla sala d'attesa inchicchirinata probabilmente avrebbe come minimo guadagnato una gastroenterite, quindi l'abbiamo intrattenuta nella sala d'attesa.
L'infermiere era allegro e cordiale, rasato, con un tot di piercing, un tatuaggio floreale col nome della sua bambina e una collanina iperfemminile.
L'incidente non aveva minimamente minato l'umore purulliano: era lì che canticchiava, le ho detto che doveva abbassare un po' il volume della voce perché c'erano persone che stavano poco bene, così si è messa a cantare sottovoce, suscitando l'ilarità dei presenti.
Quasi quasi la faccio assumere, purulla therapy per tutti!
Nel giro di poco tempo ci hanno fatto entrare in sala gessi, e io già vedevo la Purulla col braccino ingessato, ma per fortuna niente di tutto questo: l'ortopedico ha trovato una "pronazione", ovvero un ossicino del gomito lussato, che con una piccola manovra ha rimesso a posto.
Elisa mi ha stupito, come spesso accade.
E' stata bravissima e si è lasciata fare; dopo un paio di minuti ha sollevato il braccio, "sto bene! No più male!", poi dopo altri cinque minuti, quando il medico ha voluto rivederla, gli ha detto "bravo dottoe!".
(Mamma orgogliosa gonfia il petto mentre il dottore apparentemente burbero si scioglie sulla poltrona).
Così ha associato la sua prima (e spero ultima, almeno per un bel po') visita in ospedale a qualcosa di positivo, nonostante carrozzelle e cateteri non si è spaventata per niente e siamo tornati a casa prima delle quattro.
Buon week-end a tutti!
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