Villeneuve pone la firma su un lavoro appare come un thiller, ma che cela nella sua gabbia labirintica uno sguardo sull'uomo e sulla sua natura.
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Prisoners si potrebbe definire come un dramma sulla sfiducia, sull'incomprensione e sulle pulsioni primitive. Contaminato di elementi thrilling e composto a struttura labirintica, non si concentra però sullo svelamento finale, né tantomeno nell'indirizzare lo sguardo dello spettatore verso direzioni fuorvianti. L'obiettivo del regista, è l'uomo: Villeneuve sembra a tutti gli effetti giocare al biologo, divertendosi a porre i protagonisti in condizioni estreme e ad evidenziarne le contraddizioni dovute alle catene morali che li imprigionano. Tra le apologie di queste situazioni, troviamo un Jackman (Keller) intento a torturare un uomo giudicato innocente dalla polizia. Sequenze, queste, che vengono estese a dismisura, costringendo lo spettatore ad osservare, con impotenza, le torture psicologiche che avvengono dietro lo schermo. Se da un lato abbiamo quindi un padre disperato, sfiancato e con una visione parziale sugli eventi, dall'altra ci viene offerto il detective Loki, anch'esso costretto a muoversi alla cieca. E' grazie alla sua presenza che però il pubblico riesce ad ottenere uno sguardo d'insieme sul film, permettendogli di annodare i vari fili sparsi per le due ore e mezza di durata della pellicola.
Sul trono dorato siede però la location del film. Algida, nuda, con scale cromatiche dal grigio al marrone e con una pioggia persistente, essa diviene vero e proprio specchio di una desolazione interiore delle vittime delle vicende. Alberi spogli, ruderi muffiti e marcescenti, foglie morte e umidicce sotto i piedi, esse (le vittime) si muovono sì ferme negli intenti,
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PALLIATIVO PER CATENE SPIRITUALI
Elia Andreotti
Regia: David Villeneuve – Cast: Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Terence Howard, Melissa Leo – Nazione: USA – Anno: 2013 – Durata: 153'
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