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Prisoners – La recensione

Creato il 18 novembre 2013 da Drkino

Villeneuve pone la firma su un lavoro appare come un thiller, ma che cela nella sua gabbia labirintica uno sguardo sull'uomo e sulla sua natura.

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Due famiglie americane si incontrano a casa Birch per festeggiare assieme il giorno del ringraziamento. Le due figlie minori delle coppie però, scompaiono senza lasciar traccia. L'unico indizio sembra essere un vecchio camper visto in precedenza nei paraggi, ora scomparso anch'esso. Si dirameranno così due linee di indagine per il ritrovamento delle piccole: quella della polizia, vissuta dal punto di vista del detective Loki, e quella di Keller, un padre affranto e pronto a tutto.

Prisoners si potrebbe definire come un dramma sulla sfiducia, sull'incomprensione e sulle pulsioni primitive. Contaminato di elementi thrilling e composto a struttura labirintica, non si concentra però sullo svelamento finale, né tantomeno nell'indirizzare lo sguardo dello spettatore verso direzioni fuorvianti. L'obiettivo del regista, è l'uomo: Villeneuve sembra a tutti gli effetti giocare al biologo, divertendosi a porre i protagonisti in condizioni estreme e ad evidenziarne le contraddizioni dovute alle catene morali che li imprigionano. Tra le apologie di queste situazioni, troviamo un Jackman (Keller) intento a torturare un uomo giudicato innocente dalla polizia. Sequenze, queste, che vengono estese a dismisura, costringendo lo spettatore ad osservare, con impotenza, le torture psicologiche che avvengono dietro lo schermo. Se da un lato abbiamo quindi un padre disperato, sfiancato e con una visione parziale sugli eventi, dall'altra ci viene offerto il detective Loki, anch'esso costretto a muoversi alla cieca. E' grazie alla sua presenza che però il pubblico riesce ad ottenere uno sguardo d'insieme sul film, permettendogli di annodare i vari fili sparsi per le due ore e mezza di durata della pellicola.

Sul trono dorato siede però la location del film. Algida, nuda, con scale cromatiche dal grigio al marrone e con una pioggia persistente, essa diviene vero e proprio specchio di una desolazione interiore delle vittime delle vicende. Alberi spogli, ruderi muffiti e marcescenti, foglie morte e umidicce sotto i piedi, esse (le vittime) si muovono sì ferme negli intenti,

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 ma con passo incerto e sguardo vacuo nel limbo della psicologia umana. Cosa spinge un essere vivente a rapire delle bambine, a torturare un altro essere vivente, al suicidio, a subire angherie piuttosto che parlare? Per Villeneuve gli esseri umani divengono di nuovo bestie, pronte a tutto per ritrovare uno spiraglio di umanità, forse da ricercare in un fischietto rosso perduto tempo fa.

 

PALLIATIVO PER CATENE SPIRITUALI

Elia Andreotti

Regia: David Villeneuve – Cast: Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Terence Howard, Melissa Leo – Nazione: USA – Anno: 2013 – Durata: 153'

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