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Quale futuro per gli Indiana Pacers?

Creato il 15 settembre 2010 da Basketcaffe @basketcaffe

BASKET- WORLD-USA-TUN Quando di parla di pallacanestro, non si può non parlare di Indiana. L’Indiana è lo stato del basket per eccellenza: non è uno sport, è una religione. Negli ultimi anni, soprattutto dopo il ritiro di Reggie Miller, la popolazione si è molto staccata però dai Pacers: i cambi di allenatori, scelte sbagliate, la mancanza di una stella vera (non me ne voglia Danny Granger), e record perdenti, ma non abbastanza per avere scelte alte al Draft, sono le motivazioni primarie. Lo stato respira pallacanestro, è chiaro, grazie all’incrdibile competizione a livello di high school e di college, ma i motori, con la 500 miglia di Indianapolis, e i Colts della Nfl con la star Peyton Manning, hanno soppiantatao i Pacers. All’orizzonte non si vedono grossi spiragli: c’è ovviamente felicità per l’oro mondiale di Granger con Team Usa, e c’era grande entusiasmo per i rookies, soprattutto per Lance Stephenson, prima che quest’ultimo non si sparasse su un piede avendo la bella idea di gettare la fidanzata dalle scale. Apriti cielo…
Durante questa offseason, il presidente e deus ex machina Larry Bird ha mosso alcune pedine del puzzle, anche se non tutto è andato liscio. Partiamo dal Draft. Ha scelto Paul George, bene per carità, gran giocatore, esterno con atletismo, tiro, ball handling, uno destinato a diventare un magnifico secondo o terzo violino. La chiamata sarebbe davvero buona , se non che il George di cui sopra sia sostanzialmente un doppione del tuo uomo franchigia, ovvero Danny Granger. Questo potrebbe far pensare che Granger sia in partenza, ma al momento, nonostante qualche flebile rumor, è esclusa ogni cessione.

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Il colpo arriva al secondo giro: col numero 40 preso Lance Stephenson da Cincinnati. Esterno dal talento fuori dal comune, miglior liceale di sempre dello stato di New York, e un soprannome che vi dice tutto sulla testa del ragazzo “Born Ready“, nato pronto. Lance, guardia ala di quasi 2 metri, nei progetti di Bird deve diventare un playmaker, per le incredibili doti di ball handling e visione di gioco: una sorta di LeBron James in miniatura. Alla Summer League è impressionante per la capacità di segnare e coinvolgere i compagni da vero leader. I Pacers sono entusiasti della loro presa, ma a rovinare tutto ci pensa lo stesso Lance. Un giorno decide di gettare la compagna dalle scale, e subito scatta la denuncia per molestie. Bird non riesce a crederci ma i Pacers decidono addirittura di vietargli l’ingresso alla palestra di allenamento finchè le indagini non lo avranno prosciolto. La franchigia non ha voluto dunque far passare inosservato questo guaio agli occhi della comunità

Questo il capitolo rookies: bene, ma non benissimo… Poi c’è il tema del mercato. A questi Pacers manca sostanzialmente tutto, ma in particolare si sente l’assenza di un playmaker che possa davvero guidare il gruppo. AJ Price è buono, ma al massimo per fare il backup, e comunque inizia solo il secondo anno; TJ Ford è stato un fallimento, e il suo contrattone lo rende ancor più pesante all’interno del roster. Ecco che Bird trova la soluzione: nello scambio a quattro con Nets, Hornets e Rockets, riesce ad ottenere Darren Collison, autore di un eccellente annata da rookie, sia come cambio, sia al posto di Chris Paul a New Orleans. Bird è bravo, perchè scarica anche il contrattone di Troy Murphy, seppur in scadenza, a New Jersey.

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Da New Orleans però arriva, e per forza, James Posey, col suo biennale da oltre 7 milioni. Non sarebbe un problema, se non fosse che Posey gioca nello stesso ruolo della tua stella, della tua ultima prima scelta, e di altre buone pedine come Dunleavy e Brandon Rush. Dire che il reparto è leggermente satura è un eufemismo. Inoltre, salta il piano del presidente di transare l’ultimo di contratto di Ford a 8,5 milioni: il play non accetta buyout e decide di restare. Ecco che anche il reparto playmaker si fa un tantino pieno, con Collison, Ford, Price, ed eventualmente Stephenson, anche se quest’ultimo potrebbe spostarsi in guardia, sempre che non finisca in galera… Oltre tutto, con la cessione di Murphy, l’unica ala forte a disposizione è Tyler Hansbrough: Psycho T, dopo i record e titoli con North Carolina al college, in Nba ha mostrato finora più luci che ombre, a fronte sì di tanti infortuni, ma anche di una certa inadattabilità al gioco dei professionisti.

Il futuro sembra piuttosto nebuloso per i Pacers: il talento ci sarebbe, l’ambiente pure, ma serve una scossa che possa invertire la rotta, che al momento porta verso l’ennesima anonima stagione da 30 vittorie di cui non si accorgerebe nessuno. Per la gioia dei Colts e della 500 miglia di Indianapolis


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