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Quasi amici alla Rondinella

Da Lacrespa @kiarastra

Quasi amici alla RondinellaIo ormai ho eletto la Rondinella come il mio cinema preferito, non solo perchè è un luogo di cultura dove si organizzano corsi per parlare di cinema e dintorni, ma anche perchè ha una sala molto vintage, con sedili blu, uno schermo grande e lontano che ti fa sentire tanto anni 50, tendoni che separano la sala dall’atrio, possibilità di scegliere il posto che vuoi e prezzi popolari per spettacoli pomeridiani e rassegne. C’è anche un bar dove puoi sorseggiare un caffè, senza paura di lasciare un rene per pagare, e persone del mestiere, che sono lì per passione e non per mantenersi gli studi vestendo un’orrenda divisa e con un’espressione perennemente scazzata, da operaio alla catena di montaggio.

Certo i cinema multisala sono sicuramente fighi, poltrone comode, un dolby surround da paura, ma molto hanno tolto alla magia del Cinema, sì quello con la C maiuscola, di quando eravamo piccoli, quello con una saletta e un film, quello in cui se chiedevi di scalare la gente gentilmente si spostava, quello che costava 5000 lire e il popcorn 500.

La Rondinella è un cinema old style, un monosala che è riuscito a non essere fagocitatodai cinemostri da cui è circondato, rinnovando la scelta della programmazione, reinventandosi come centro di rassegne e di cenacoli sul cinema: è come una rondinella leggiadra che agile svolazza per i cieli della Stalingrado d’Italia, stando attenta a non cozzare contro i rapaci Skyline o Bicocca village.

Vi ho detto che io adoro la Rondinella? Non vorrei essere ripetitiva.

Dunque venerdì pomeriggio io e la sorella Tapirigna abbiamo approfittato della generosità rondinelliana e siamo andate a vedere alla modica cifra di 3, 50 euro il film francese Quasi amici, di Olivier Nakache, Eric Toledano con francois Cluzet e Omar Sy nella parte dei due amici per caso: il primo è Philippe, un ricchissimo e facoltoso uomo costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente, incapace di muovere qualsiasi parte del corpo; il secondo è il suo badante Driss un giovane di origine senegalese che con il suo modo di fare allegro e diretto aiuterà Philippe a ritornare a vivere e non a sopra-vivere. Il film che dal trailer sembrava un po’ una cazzata alla fine si rivela una commedia che mostra una grande verità. Spesso siamo noi “normali” ad andare in giro con una sedia a rotelle sotto il culo, che spesso coincide con la nostra testa. Siamo noi i disabili incapaci di interagire con chi ha un reale problema: il disagio è nostro nel non essere capaci di relazionarci a chi ci mette di fronte ad una realtà difficile da affrontare, che spesso ci fa sentire in colpa per il fatto di essere “sani”. E’ difficile offrire normalità a chi non ce l’ha oggettivamente nella vita: Driss è speciale perchè riesce a rimanere se stesso di fronte a tutti. Non è mica così semplice.

Driss ci dà un bell’insegnamento, di grande umanità: il fatto che il film sia ispirato ad una storia vera fa uscire lo spettatore dal cinema quasi riappacificato con il mondo, perchè è bello quando vengono riproposte sullo schermo racconti di vita esemplari e positivi e non soltanto storie di denuncia che ti fanno sentire come Atlante, con il peso del mondo sulle spalle. La vita ha anche dei lati positivi ed è giusto ricordarlo, come questo film fa.

E’ stato proprio un venerdì pomeriggio come si deve :un bel cinema, buon prezzo del biglietto, un bel film… con la Rondinella sarebbe impossibile essere quasi amici.


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