Ogni giovedì ilballodelcervello.com ospita una mia rubrica cinematografica dal titolo “and the winner is…”, nella quale consiglio i film che credo valga la pena di vedere.
Cari cervelli ballanti, il consiglio di questa settimana è un capolavoro troppo spesso sottovalutato, e che proprio per questo, se non avete ancora avuto il privilegio di vedere, dovete assolutamente recuperare. Un film che è anche il mio preferito (e questo, se vi fidate di me, dovrebbe spingervi ancor di più a correre immediatamente a comprare il dvd). Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, la pellicola che sto per consigliarvi vi farà veramente ballare il cervello (e non solo). E questo è sempre, indiscutibilmente, un bene.
…and the winner is “Jackie Brown“!
La Trama: Jackie Brown (Pam Grier) è una hostess che contrabbanda denaro per conto del trafficante d’armi Ordell Robbie (Samuel L. Jackson). Intorno a Ordell gravitano le vite dell’ex galeotto Louis Gara (Robert De Niro), e Melanie (Bridget Fonda), una bellissima bionda tossicodipendente. Dopo un volo dal Messico, Jackie viene fermata e arrestata da due agenti del reparto antifrode sulle tracce di Ordell. In cambio dell’immunità si decide a collaborare con la polizia. Ma i suoi progetti vanno bel oltre una prevedibile confessione, e coinvolgeranno ben presto anche Max Cherry (Robert Forster), un garante di cauzioni coinvolto d’improvviso in un incredibile piano criminale…
Jackie Brown è il terzo film di Quentin Tarantino. Un capolavoro sottovalutato e mai considerato dal grande pubblico all’altezza dei primi due film del maestro, Le Iene e Pulp Fiction; snobbato dalla massa, il film fu ritirato dalle sale poco dopo il suo debutto. In realtà in Jackie Brown è una scoperta che merita di essere fatta e rivalutata, anno dopo anno. Per questo film Tarantino scommette su un soggetto di Elmore Leonard, adattando il romanzo Rum Punch alla propria, personalissima visione artistica. E infatti, come nel resto della sua produzione, anche in Jackie Brown è ben visibile la firma del maestro.
Il film comincia con un memorabile piano sequenza che ci introduce Pam Grier, meravigliosa, di una bellezza immortale, che non risente degli anni che passano. Pian piano, come se il tempo della narrazione fosse in realtà quello speso sul lettino di un analista, Tarantino spoglia questa donna, mostrandoci le sue fragilità, le insicurezze che la frenano e i punti di forza che la porteranno a sopravvivere in una giungla metropolitana dall’estetica meravigliosamente pop. La telecamera è, nella prima fase della storia di Jackie, un occhio che non si limita a mostrare, ma scava nei personaggi, ne scarifica l’essenza e mostra, stratificate una ad una, le loro motivazioni, i motori che ne muovono l’azione. E il tutto avviene secondo le regole di Tarantino, i suoi dettami stilistici e i suoi marchi di fabbrica, pur non esasperando mai la violenza, come a nasconderla per renderla ancor più di impatto.
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