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Recensione "Il Professore" di John Katzenbach

Creato il 30 settembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
vi consiglio un libro che mi ha tenuto col fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina. Il Professore è un raffinatissimo thriller psicologico da 100000 copie solo in Germania. Non capita spesso di leggere un romanzo in grado di suscitare ansia, angoscia e anche una certa irritazione dovuta alle situazioni scomode e degradanti che descrive. Il tutto descritto con invidiabile maestria.
Titolo: Il Professore Titolo originale: What comes next Autore: John Katzenbach Numero pagine: 522 Casa Editrice: Fazi, Collana Le Strade Anno di pubblicazione: 2011 Trama New England. In una piccola città universitaria il professore di psicologia Adrian Thomas, da poco in pensione e vedovo da tre anni, ha appena saputo di essere affetto da una rara forma di demenza degenerativa. L’unica via di scampo all’inesorabile decadimento che lo attende sembra il suicidio. Con la morte nel cuore il professore vaga per il quartiere, lo sguardo perso nella luce del tramonto, quando nota una ragazza di sedici anni, i capelli biondo scuro, jeans e un vecchio parka logoro, che gli cammina accanto con passo svelto. Di colpo, da dietro l’angolo compare un furgone con una donna al volante e un uomo al suo fianco. Il veicolo frena, si ferma per un istante e riparte di nuovo: la ragazza è sparita. Adrian è spaventato. È stata solo un’allucinazione dovuta alla malattia o è appena stato testimone dì un rapimento? Ma il cappellino da baseball rosa della giovane è lì, sul marciapiede. E il senso di colpa per non essere intervenuto inizia a tormentarlo. La malattia gli consentirà di fare ciò che è giusto? Sarà in grado di ragionare con la lucidità necessaria per seguire le tracce della ragazza scomparsa?
RECENSIONE La storia inizia con una sconvolgente notizia per il protagonista, il docente universitario di psicologia Adrian Thomas: il morbo di Alzheimer lo trascinerà inesorabilmente in una spirale di delirio da cui non c’è uscita. Questa tragica scoperta è il perno dell’intera storia. Il lettore si commuove pensando ad un uomo ancora nel pieno vigore, serio e tranquillo, tradito da quella stessa mente umana a cui ha dedicato anni di vita e di studi. Attraverso la malattia l’autore ha voluto renderci partecipi di un dramma, della relatività dell’esistenza, che muta in un attimo e, nello stesso tempo gettare le basi da cui si dipanerà l’intera storia. 
“Nell’istante stesso in cui la porta si aprì Adrian seppe di essere morto. Lo capì da come distolse rapido lo sguardo, dalla leggere curva delle spalle, dalla fretta nervosa con cui il dottore attraversò spedito la stanza. Perciò le uniche vere domande che gli si affacciarono alla mente furono: quanto gli restava? Quanto avrebbe fatto male?”
L’incipit del romanzo ci porta nella dimensione individuale del professore, in cui egli è ancora tutto preso dal destino di malato che lo attende. Adrian pensa alla sua vita passata e al futuro ignoto che non vuole accettare, ma non sa che la sorte ha in serbo ben altro per lui. Non immagina che la sua malattia passerà in secondo piano, pur rimanendogli costantemente accanto, e lo costringerà a sopravvivere, lui che ha addirittura meditato il suicidio, a scoprire se ciò che ha visto è frutto del suo male o è realtà.
Il nostro professore viene letteralmente catapultato in una situazione più grande di lui, in cui diventerà eroe suo malgrado, quando incontra una ragazza bionda che lo colpisce con il suo incedere determinato. Non fa in tempo a notarla e già la giovane è sparita, forse rapita, portata via da un misterioso furgone. Per Adrian comincia l’azione: ciò che ha visto è accaduto realmente? Il berretto da  baseball rosa della ragazza è lì, a testimoniarlo.
“Guardò di nuovo. La ragazza non c’era più.  Ma sulla strada era rimasto il berretto da baseball rosa”
Il thriller, la storia vera, inizia da qui. Ciò che avviene prima è la conditio sine qua non, mentre il berretto rosa è il punto di partenza. Il protagonista si trova coinvolto in una storia in cui il confine tra follia e lucidità è molto sfumato e la realtà non è come sembra. Katzenbach ha dipinto un personaggio tormentato, trattenuto, compresso quasi; un uomo in perenne lotta tra il senso di colpa e l’assillante pensiero egoistico della sua malattia. Forte e nello stesso tempo fragile, Adrian vorrebbe lasciarsi andare nell’oblio, ma non può. Vuole la sua solitudine, che gli è tanto familiare, ma ciò che ha visto lo spinge fuori, nel mondo, a cercare la soluzione che può restituirgli la pace. A mettere sulla strada giusta il professore c’è Wolfe, un criminale scaltro che sa cosa cercare e dove farlo. E’ l’antagonista che diventa una sorta di alter ego di Adrian, il cui contributo è fondamentale per arrivare alla conclusione.
L’autore riesce ad appassionare il lettore, quasi a farlo vivere nella storia, grazie ad uno stile lucido, essenziale, curato e diretto. Non ci sono fronzoli, né tentativi di nascondere la cruda realtà o di presentarla con frasi ad effetto. La vita vera, anche se trasposta in un romanzo, sa sorprendere benissimo da sola. Il Professore non è un thriller dove l’introspezione è profonda a tal punto da risultare noiosa o da far perdere di vista la storia. Al contrario: il solo fatto che l’eroe sia un uomo qualunque ci rimanda immediatamente alla dimensione istintiva del romanzo e soprattutto del protagonista. Katzenbach ha costruito abilmente e con la massima accuratezza una trama in cui niente è frutto di improvvisazione. Il risultato finale è un’opera scorrevole, in cui non ci sono punti di debolezza stilistici o nella storia stessa. 
Da una parte il libro lascia l’amaro in bocca per i temi trattati: il senso della vita, della morte, la malattia, la pornografia, gli snuff movies, il tempo che scorre ineluttabile. Dall’altro stupisce per l’apparente semplicità e scioltezza con cui sono presentati, che non deve essere confusa con la crudezza e la freddezza, ma rappresenta il grande talento di Katzenbach nel presentare temi attuali senza cadere nella banalità della retorica. Una menzione a parte merita il tema delle tecnologie, che fa da sfondo al romanzo. I nuovi strumenti nelle mani dell’uomo ci hanno portato verso una società complessa, ma possono essere usate tanto per fini lodevoli, come il progresso della nostra civiltà, quanto per scopi illeciti, come la soddisfazione di oscure perversioni. 
Consiglio il romanzo a chi ama leggere thriller inquietanti, diretti, che affrontano i grandi temi del mondo moderno e per questo sono anche un ottimo spunto di riflessione. Vi troverete davanti ad un libri originale e ben congeniato, che vi rimarrà in mente per molto tempo.
L’AUTORE: John Katzenbach è nato a Princeton nel 1950. Figlio di una psicanalista e di un avvocato, si è laureato in letteratura angloamericana ed è stato redattore di cronaca nera per il Miami Herald, il New York Post e il Washington Post. Ha scritto 11 romanzi, tra cui Maledetta estate (1985), La giusta causa (1995) e Sotto corte marziale (2002) da cui sono stati tratti film di successo. Attualmente Katzenbach vive nel Massachussets.

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