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Recensione: "Oltre le colline" (e due parole sugli autori riconoscibili)
Creato il 18 luglio 2014 da Giuseppe ArmelliniIn effetti mentre nelle altre arti lo stile di un autore è quasi sempre molto riconoscibile, nel cinema è sempre molto difficile da individuare. Questo non solo perchè il cinema è un'arte un pò "sporca" che ha dietro delle logiche che con l'arte hanno pochissimo a che fare (la produzione che ti impone qualsiasi cosa in nome degli incassi, il pubblico o le tendenze che ne impongono altre, la catena di montaggio delle sceneggiature) ma anche perchè quella cinematografica è l'arte che ne "comprende" al suo interno di più (scrittura, regia, fotografia, recitazione, scenografie solo per citare le più evidenti). Insomma, riconoscere la mano di un regista in un film, poterla individuare con certezza è sempre più raro.
Quindi "riconoscere" Mungiu (regista dello splendido 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni,) dopo soli 5 minuti mi ha dato subito una piacevole sensazione, quella di trovarsi davanti un autore che riesce ad esser più grande dell'opera che presenta.
La stessa sporcizia del precedente film, lo stesso stile di regia -che a dei perfetti quadri fermi (come dimenticare ad esempio l'impressionante cena di 4 mesi? ecco, in piccolo la ripropone qua) alterna dardenniani "inseguimenti" alle sue protagoniste- lo stesso realismo purissimo, non sporcato da alcun marchingegno cinematografico, la stessa cura nelle sceneggiature che solo apparentemente appaiono semplicissime, addirittura l'uso ancora una volta di due giovani protagoniste femminili (anche qua un rapporto fortissimo e ambiguo), insomma, respiravo 4 mesi e Mungiu fotogramma dopo fotogramma.
Parlavo di sceneggiature apparentemente molto semplici perchè i film del giovane regista romeno non sono opere minimaliste in cui ricercare, sempre che ci siano, chissà quali significati, ma opere che invece le tematiche te le sbattono prepotentemente in faccia pur mantenendo un profilo molto sobrio.
Insomma, film d'Autore con la "A" maiuscola, o almeno nelle intenzioni.
E con me, si sa, il 90% delle volte sti film riescono a convincermi. O fregarmi.
Alina torna in Romania per portar via dal convento in cui vive la sua amica d'infanzia (e d'orfanotrofio) Voichita, ma quest'ultima non vuole abbandonare la strada intrapresa con Dio. Alina, consciamente o no, inizierà a ribellarsi a tutto questo. E ne pagherà le conseguenze.
Amo i film che si prendono tutto il tempo per raccontare (anche questo significa non sottostare a delle regole) ma è indubbio che Oltre le colline rispetto al soggetto che racconta duri un pò troppo. Già l'ambientazione (il convento) e l'assoluta mancanza di cambi di ritmo o di incursioni "esterne" da parte di altri personaggi rendono tutto un pò pesantuccio, se in più non si riesce ad asciugare il tutto il più possibile la visione certo non può considerarsi leggera.
Ma quello che apprezzo in Mungiu è il non cadere mai in facili e retoriche prese di posizione, il saper raccontare una realtà (come nel precedente film) senza la sensazione di un suo marcato schieramento.
Sarebbe stato infatti facile usare i soliti clichè per la denuncia di certi ambienti (abusi sessuali, plagi, costrizioni, corruzioni etc...) mentre, sebbene non possiamo comunque escluderne nessuno, abbiamo la sensazione e avvertiamo la "possibilità" di trovarci davanti a qualcosa che sì, molto probabilmente è sbagliato, ma in qualche modo "leale". Ogni frase, ogni gesto, ogni comportamento delle suore e del padre appaiono quindi sbagliati quanto vogliamo ma comunque meno subdoli del previsto, come se chi li compie ci credesse davvero.
L'ultima mezz'ora, molto intensa, testimonia questo perchè se è vero che il calvario e le "torture" subite da Alina sono aberrazioni e derive religiose senza se e senza ma è anche vero che pare autentica anche la gioia per la sua presunta "guarigione" e la disperazione per quello che accade dopo.
E lo stesso comportamento di Alina è tutt'altro che responsabile e rispettoso anche se la sua ribellione a quel mondo in nome dell'amore per Voichita ha una sua bellezza grezza indiscutibile.
Insomma, Mungiu sembra rispettare (e al contempo attaccare) entrambe le parti.
E non presenta persone cattive ma solo persone coinvolte in delle logiche insensate.
Plagiate forse, ma non diamolo per scontato.
In realtà questo è essenzialmente un film sull'amore puro (nel senso di grezzo, animale) e sulla gelosia che ne consegue.
Alina non è altro che una ragazza che vede nella sua amica l'unica persona che ha realmente mai amato e l'unica che possa amarla. E tutto quello che si frappone tra lei e lei, che sia un'altra ragazza o lo stesso Dio, è qualcosa che deve combattere. Non è quindi un film contro i conventi e le religioni ma contro tutti quei cappi che privano l'uomo della propria libertà e del proprio libero arbitrio (che son due cose diverse ovviamente).
Magnifiche le due attrici, come sempre nel cinema dell'est.
Mi fermo qua, altrimenti faccio lo stesso errore del film.
( voto 7,5)
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