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Recensione – WORLD WAR Z: “Brad Pitt umano, troppo umano”

Creato il 23 luglio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Se siete amanti dello zombi movie, se non ne siete per niente appassionati del genere ma siete alla ricerca di un film che vi tenga incollati allo schermo, se siete vagamente ipocondriaci e dunque tremate alla sola ipotesi di “contagio generale”, oppure se, semplicemente, siete innamorati di Brad Pitt, allora avete trovato il film che fa per voi: World War Z.
Iniziamo subito da Brad Pitt: perché il divo hollywoodiano offre in questo caso un’ennesima grande prova attoriale. Sprizza bravura da ogni singolo sguardo, è convincente, espressivo, risulta credibile addirittura mentre lotta con gli zombi. Il fulcro della sua performance è tutta racchiusa nel volto e nella sua mimica inconfondibile. Certo, salta, corre, scappa, fugge, addirittura viene coinvolto in un disastro aereo, però è nel viso che si legge uno spessore attoriale fuori dal normale.
Nel film lo incontriamo nel bel mezzo di un ingorgo di traffico a Philadelphia dove una reazione a catena di violenza scatena, in una delle scene in assoluto più memorabili del film, il panico generale. Accanto a lui, una spaventata Mireille Einos e due tenere bambine che aspettano rassicurazione dal padre. Sa cucinare bene le frittelle, ma è un ex agente Onu, l’unico in grado di risolvere il mistero che sta decimando il pianeta terra: un contagio mondiale di sindrome da zombi. Basta un morso per trasformarsi, occorre trovare una soluzione prima che il mondo si esaurisca, e Pitt metterà tutto il suo sapere al servizio dell’umanità. Così come la sua bravura al servizio del regista svizzero Marc Forster – per intenderci quello di Monster’s Ball – L’ombra della vita, ma anche di Quantum of solace, uno che di azione se ne intende, insomma.
Tratta dal romanzo di Max Brooks World War Z. La guerra mondiale degli zombi, la pellicola intrattiene il giusto, tiene con il fiato sospeso, si fa guardare, ammirare, anche criticare. Ma gli ingredienti per piacere al grande pubblico ci sono tutti: la suspense, la tensione drammatica, il pathos (l’eroe che si immola per la famiglia e per la patria), una sottile filosofia cosmologica (“madre Natura è il killer più spietato”), la grande star e anche le stelle del cinema europeo. Da segnalare il tedesco Moritz Bleibtreu (l’abbiamo visto e applaudito già in Lola corre, Soul Kitchen e La Banda Baader Meinhof) ma anche il “nostro” Pierfrancesco Favino, agente rumoroso ed esperto che aiuterà a modo suo (e italiano all’estero fa rima con goffagine, c’è poco da fare) il protagonista nella lotta con gli zombi. Ottimo il suo accento inglese, performance convincente, come sempre c’è da esserne orgogliosi.
Lodevole, in definitiva, la ricerca di interpreti talentuosi per un film che, sulla carta, avrebbe dovuto basarsi essenzialmente sugli effetti speciali: quello che differenzia, invece, World War Z dai soliti disaster/zombi-movies è proprio la caratura attoriale, le performance degli attori e, ancor prima, la scelta oculata del cast in ogni più piccolo ruolo. Sono convincenti gli umani, innanzi tutto. Per questo la lotta con i non-morti (e dunque non più umani) risulta così avvincente.

di Claudia Catalli


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