Lo schema è il solito: una casa in un bosco isolata dal centro cittadino, una famiglia appena trasferitasi lì, un vecchio omicidio ancora avvolto dal mistero sul quale la gente ha costruito storielle e leggende, la bella adolescente coraggiosa, il bravo ragazzo che nasconde un segreto. Non ci troviamo però di fronte ad un horror sovrannaturale con fantasmi o presenze spiritiche pronte a vendicarsi, bensì ad un avvincente thriller psicologico che del genere horror sfrutta la struttura e i topoi. Hates – House At the End Of the Street funziona, dall’inizio alla fine, non presentando alcuna sorpresa nelle scelte narrative e nei colpi di scena ma procedendo senza intoppi in una confezione non eccellente ma diligente ed efficace. Qualche buco di sceneggiatura non manca e la regia di Mark Tonderai a volte si perde in sequenze che denotano eccessivamente l’influenza dell’estetica da videoclip ma, sarà anche la presenza magnetica di Jennifer Lawrence (fresca premio Oscar per Il lato positivo – Silver Linings Playbook), il film scorre con disinvoltura, appassiona e si lascia godere. Ad impreziosire lo spettacolo sono senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi, del loro passato, delle loro psicologie, dei loro rapporti, nonché il graduale climax della tensione, che viene covata per tutta la prima parte ed esplode con potenza nell’ultima mezz’ora, nella quale si sciolgono i misteri, sfuggendo tra l’altro il banale didascalismo, e il ritmo si fa molto serrato. Si tratta del classico thriller adolescenziale, in cui vengono tirati in ballo storie d’amore, rapporti genitori-figli, vicende scolastiche. Il “già visto” però non sempre è un aspetto negativo, soprattutto se, come in questo caso, alla base non c’è nessuna presunzione di originalità ma solo la volontà di realizzare un buon prodotto commerciale di genere. Niente di nuovo, quindi, sul fronte del thriller, ma almeno il merito di non appesantire il racconto con eccessivi intrecci ed intrighi narrativi e di costruire il film sulla convincente coppia formata dalla Lawrence e dalla rediviva Elisabeth Shue, la prima che conferma nuovamente il suo talento cristallino, la seconda – che abbiamo ultimamente visto poco sugli schermi – che dimostra di meritare più spazio nell’industria hollywoodiana. Consigliato per gli amanti del brivido senza troppe pretese.
di Antonio Valerio Spera