Qualche giorno fa informavamo dei risultati di uno studio australiano che dimostravano la pericolosità della pillola abortiva RU486 (cfr. Ultimissima 11/5/11). Sono passati pochi giorni e durante il «21° congresso europeo di micorbiologica clinica e malattie infettive» (Eccmid), tenutosi a Milano, viene data la notizia della morte di una ragazza portoghese di sedici anni per uso della pillola. Le vittime accertate della RU486 salgono così a 32.
La notizia è ripresa da Avvenire e dalla stampa italiana, dove compaiono le parole del sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella: «spero che ora quanti hanno propagandato l’idea di un aborto farmacologico indolore e facile, riproponendosi così lo scopo politico di allargare le maglie della 194 in nome dell’aborto a domicilio, si ricredano e prendano in seria considerazione questo decesso. Finora si era sostenuta la tesi di un’incerta connessione tra morti e pillola abortiva, affermando che quelle accertate fossero dovute a una sindrome riscontrabile solo in America, ma adesso questo ragionamento si rivela del tutto infondato. Mi aspetto dunque adeguate reazioni di preoccupazione per la salute della donna, purtroppo invece mi sembra che da molti organi di stampa si sia voluto passare sotto silenzio i rischi della pillola, venendo meno al compito di dare una corretta informazione sull’uso del farmaco e sulle sue criticità».
Si viene così a sapere che il Ministero della Salute ha segnalato il caso all’Ema, l’agenzia di farmacovigilanza europea, chiedendo un supplemento di indagine e un aggiornamento sulle segnalazioni di decessi e complicanze. Inoltre sarà inviata una circolare agli assessori alla Sanità di tutte le Regioni raccomandando l’applicazione delle linee guida elaborate dal ministero insieme al Consiglio superiore di Sanità, che prevedono che l’intera procedura venga eseguita in regime di ricovero ordinario, per salvaguardare al meglio la salute delle donne.