Cos’hanno in comune Brian Scalabrine e Rasheed Wallace? A dire il vero tante cose pur provenendo da situazioni completamente diverse. Adesso le similitudini sono aumentate: entrambi infatti hanno trovato un posto da assistente allenatore, e, un po’ a sorpresa, l’esperimento sembra funzionare. A dirla tutta “the White Mamba” ha passato la maggior parte della carriera da giocatore seduto, a guardare i compagni correre sul parquet, ma vederlo con la polo dei Warriors riservata allo staff tecnico fa un certo effetto. L’ex giocatore anche della Benetton Treviso è stato scelto da Mark Jackson per sostituire Micheal Malone, andato nella vicina Sacramento come head coach.
A Las Vegas, dove Brian ha fatto il suo debutto sul pino al fianco di coach Darren Erman, ha raccontato com’è andato il suo reclutamento:
“Quando sono entrato nell’ufficio di Jackson non sapevo cosa volesse dirmi; cinque minuti dopo stavo pensando al modo per convincere mia moglie che sarei stato capace di fare questo lavoro.”
Molto più difficile da immaginare invece il passaggio dall’altra pare della barricata di Rasheed Wallace, non certo per la sua comprensione del gioco, quanto più per il suo modo di fare, non sempre apprezzato fino in fondo dai suoi allenatori. Proprio Sheed invece sembra essere il meglio inserito tra i due: il rispetto che hanno nei suoi confronti i giocatori dei Pistons (e non solo) è enorme. Più volte durante la Summer League di Orlando, il fenomeno Andre Drummond, non sempre lucidissimo, è stato redarguito da Wallace, che ce l’ha in mano come una marionetta. Maurice Cheeks, head coach dei Pistons, ha confermato le sensazioni avute da bordo campo:
“Rasheed si sta rivelando una figura fondamentale per i nostri ragazzi più giovani, sopratutto Andre (Drummond) e Greg (Monroe) che lo hanno avuto come esempio nel ruolo.”
Detto questo, ovviamente sono bastate appena una manciata di partite per il primo “ball don’t lie” versione coach.
Due giocatori di culto totale, Sheed e Scal, all’inizio di una nuova avventura.