Il fronte politico anti-liberalizzazioni.
Farmacie. Taxi. Edicole. Negozi. Nelle ore decisive della scrittura della manovra di Mario Monti, le lobby professionali ed economiche italiane si sono fatte sentire. Stoppando buona parte delle liberalizzazioni che l’ex presidente della Bocconi aveva in mente. Generando nervosismo all’interno del governo. «Le lobby non ci fermeranno. Basta con le brutte figure. A gennaio ripresentiamo tutto. Interverremo su farmacie, taxi, professionisti, autostrade e servizi pubblici locali», ha detto un amareggiato Antonio Catricalà. Ma tant’è: Monti, l’uomo che da commissario europeo aveva osato dire no a Bill Gates, stavolta si è fermato davanti ai capetti dei tassisti romani e milanesi.
PDL E FLI: ONOREVOLI DA BANCO. Ma le lobby che si sono mosse per fermare le liberalizzazioni quali terminali vantano all’interno del Palazzo? Si prendano, per esempio, le farmacie, che sono riuscite a evitare la vendita dei farmaci di fascia C nei supermercati grazie a un vero e proprio blitz dei deputati Gianfranco Conte (Pdl) e Chiara Moroni (Fli, farmacista) in commissione Bilancio.
Il loro gioco di sponda è stato perfetto e l’emendamento del governo è stato bocciato.
ALLEATI DI FEDERFARMA. Ma Federfarma e le altre associazioni possono contare anche sull’appoggio di altri esponenti politici: il deputato Pietro Laffranco e il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, entrambi del Pdl. Ma anche Rocco Crimi, Massimo Corsaro e l’ex ministro Maurizio Sacconi (tutti del partito berlusconiano) la cui consorte è direttore generale di Farmindustria. Insomma, le 18 mila farmacie italiane (che con la fascia C fatturano 3 miliardi di euro l’anno) si sono fatte sentire. E sono riuscite a bloccare il governo.
Gasparri per i tassisti romani. Lega per i milanesi
Altra potente lobby è quella dei taxi. Specialmente a Roma e Milano, dove, con rispettivamente 7.500 e 5 mila licenze, da anni sono determinanti nell’elezione dei sindaci. E se nel capoluogo lombardo i tassisti hanno scelto come partito di riferimento la Lega, nella capitale sono legati al mondo degli ex An. Specialmente a Gianni Alemanno (che non avrebbe vinto senza di loro) e a Maurizio Gasparri. Ma soprattutto a Marco Marsilio (deputato “gasparriano” del Pdl), che ha contribuito a forza di emendamenti a fermare Monti. E lo stesso Fabrizio Cicchitto è apparso particolarmente sensibile ai problemi dei tassinari romani, che da anni conducono una strenua lotta contro l’emissione di nuove licenze e gli Ncc.
AUTOSTRADE ED EDICOLE. Un’altra categoria che gode di difensori nel Palazzo, specialmente in settori nordisti del Pdl, è quello delle Autostrade, che ha nell’Aiscat (associazione di 23 concessionari che hanno in gestione 5.600 chilometri di rete autostradale) il difensore d’ufficio.
Mentre gli edicolanti, che hanno proclamato una serrata di tre giorni contro la proposta di vendere i giornali in altri punti vendita, contano agganci con il Partito democratico e con l’Udc di Pier Ferdinando Casini.
EX AN PER IL PUBBLICO IMPIEGO. Poi c’è il pubblico impiego. Monti non ha messo i dipendenti pubblici nel mirino, ma quando l’ha fatto Silvio Berlusconi (Giulio Tremonti voleva diminuire i loro stipendi) sono subito insorti tramite gli ex An. Sia quelli che ora stanno nel Pdl, come Andrea Augello e Fabio Rampelli, sia i finiani, a partire dal presidente della Camera e dai suoi fedelissimi Italo Bocchino e Carmelo Briguglio.
Infine, naturalmente, ci sono le banche. Che per alcuni non hanno bisogno di essere difese, visto che hanno rappresentanti direttamente all’interno della squadra di governo (Corrado Passera e Mario Ciaccia). Anche tra i parlamentari, però, esistono terminali direttamente collegati al mondo bancario. Come i pidiellini Luigi Grillo (uno degli alleati dell’ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, e di Gianpiero Fiorani) e Giampiero Cantoni.
98 PARLAMENTARI AVVOCATI. Se poi apriamo il campo delle professioni, basti pensare che un parlamentare su due è iscritto a un ordine. E che 58 avvocati siedono sugli scranni di Montecitorio e 38 su quelli di Palazzo Madama. Infine, contro la liberalizzazione degli orari dei negozi si sono battuti i commercianti e le loro associazioni: Confcommercio e Confesercenti. Che nel mondo politico possono contare su diversi rappresentanti, tra cui l’ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, ex presidente dei giovani di Confcommercio..
FILIPPO CONTI
FONTE http://www.lettera43.it/economia/macro/34338/se-la-lobby-entra-a-palazzo.htm