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Senso di precarietá perenne

Creato il 30 ottobre 2010 da Selena
Magari non é la soluzione giusta, e allora bisogna cambiare.
Prendiamo Gabi, perché ad esempio con lui la soluzione non é affato quella giusta. Oggi, grazie alla pioggia ( e sia lodato un giorno di pioggia o almeno di nuvole in questa terra di sole perenne!!) me ne son andata con lui nel marsupio nel negozio di libri di seconda mano. Scrivendone ieri mi era venuta la voglia. Cercavo libri di viaggio, ma ho trovato libri sui bambini. Uno di Tracy Hogg. L'ho iniziato a leggere. Interessante. Riporta proprio l'esempio di un bimbo allattato a domanda che di notte, come un orologio svizzero, si sveglia ogni due ore. Il mio caso!!!
Certo, ho letto solo qualche pagina. Peró...peró é vero, se lui piange la prima cosa che fai qual'é? Gli dai la tetta. Errore. Lui si abitua. Lo so, mica puó avere sempre e solamente fame sto porello. L'ho fatta grossa, ora devo recuperare. E leggeró il metodo per farlo. Peccato che nel libro, con tale caso, i genitori finalmente dormono tranquilli mentre lei s'incarica di togliere la fastidiosa abitudine al pupo, riuscendo a farlo dormire 12 ore di fila.
Miraggio....
C'è nessuno che si offre volontario per aiutarmi? No?? E non avevo dubbi...
Cambiare.
Di posto. Il fatto é che qui non mi sento piú bene da tempo, ma non qui a Nerja, qui in Spagna. La veritá, non mi son mai sentita a mio agio. E se passati quasi 7 anni non mi sento bene in un paese, non vuol dire che la colpa sia tutta mia. Te lo puoi far piacere, puoi cercare il posto carino dove installarti, adattarti, accettare, insomma cercare di diventare ció che non sei per riuscire a vivere in un posto che non lo senti tuo. E alla fine? Beh, alla fine scoppi, o ti deprimi. Io barcollo tra le due opzioni da tempo, un giorno scoppio, l'altro mi deprimo. Non riesco a sentirmi soddisfatta. Non lo sono e non lo saró, perché non é la questione di dai tempo al tempo. Puoi cambiare le abitudini di un bimbo, ci vuol tempo, ma non puoi abituarti ad un posto che non ami. Perché potresti amare un uomo che non ami solo dandoti tempo? Magari sí, ma magari anche no. Lo puoi rispettare, puoi provare affetto, attaccamento, abitudine, ma amarlo?
Io voglio amare il luogo dove vivo. In me c'è sempre quel perché non...non un'altro posto? Un'altro luogo? Un'altra volta? Mica si puó vivere cosí, mica si puó sempre pensare di vivere con la valigia, a meno che non si abbia un lavoro che te lo impone.
Insomma, ho 32 anni, voglio anch'io sentirmi a casa!
Cambio.
E con l'amore come la mettiamo? Male, mettiamo che va male. Che si rompe la Play, che lui, il famoso Buddha che ormai ha perso la sua tranquillitá da tempo si mette in lutto, che quasi lo vedi piangere per quell'odiosa macchina, che litiga e ti dice cose senza senso, almeno per me, e tutto si rompe, di nuovo.
Perché come per un posto anche per un uomo bisogna amarlo, e non sopportarlo. E qui luogo e uomo vanno a braccetto. E i problemi irrisolti son tanti, anzi troppi, e dopo tanti anni di prove la sola cosa che mi viene in mente é "ma ho voglia di continuare, di riprovarci, di vedere come va?". Mica lo só, anzi, la veritá é che son cosí stanca di vivere in questo stato di precarietá che la risposta é "non ho piú voglia di niente, di riprovare, di ascoltare le solite cose, di sentire scuse...".
Insomma, arriva il giorno in cui ti chiedi se sei felice, e se ti rispondi "abbastanza" allora vuol dire che ci son elementi nella tua vita che ti rendono felice ma magari sei stanca e stressata e non riesci ad approfittare di ció che ti circonda. La soluzione é ovvia, ti prendi un pó di tempo, e torni a sorridere.
Se ti rispondi "non lo so", forse vuol dire che non ci hai pensato, magari lo sei, magari no, ma comunque non tutto é perduto.
Peró se la risposta é "potrebbe andare meglio, molto meglio, anzi, potrebbe anche girare bene per una volta e non sempre male" allora é che bisogna cercare un cambiamento.
Ed io sono a quel punto.
Stanca, provata dalla gravidanza tranquilla ma non troppo, visto lo stress sofferto, le malattie stupide avute che non mi hanno lasciato risposare, un parto difficile poi, un bimbo incredibile ma che devo crescere quasi da sola. E insomma, tiri le somme, e ti chiedi se pensavi e volevi che le cose andassero cosí.
Naturalmente no, non c'è niente che vada come vuoi. E non parlo di mio figlio, giá che i problemi con i bimbi son cosa di tutti, non solo mia. Io parlo del resto, di quel posto e di quell'uomo che forse non mi rendono felice, ed io ho bisogno, ho voglia, ho finalmente la luciditá di dirmi che io voglio essere felice in un luogo dove sentirmi a casa con un uomo che mi faccia sentire a casa. O almeno una delle due cose.
Periodo di riflessione, periodo in cui questiono tutto ció che é la mia vita. Periodo in cui potrei prendere una decisione e cambiare tutto o continuare a star qui e lamentarmi. Per quanto ancora? Ecco, é quello, quante altre volte dovró sedermi qui e lamentarmi di qualcosa? Perché se lo fai ironicamente é anche bello, é lo sfogo di un attimo, quello che passa e poi rileggendo ridi. Mi succede molte volte.
Ma lo sfogo di una situazione che non ti soddisfa, di qualcosa che ti accompagna ogni giorno non é da tralasciare.
Voglio cambiare, e non importa se ora ho un figlio. Anzi, é proprio perché ho anche un figlio che devo essere felice, che me lo merito per me e per lui, cercando la soluzione migliore per tutti.
E chissá.....intanto penso...

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