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Siamo arrivati alla Repubblica Presidenziale?

Creato il 23 novembre 2011 da Dagored
Siamo arrivati alla Repubblica Presidenziale?
Che il governo Monti sia nato come "il governo del Presidente" questo lo avevano capito tutti, ma a quanto pare l'antico inquilino pro tempore del Quirinale non intende abbandonare la scena neanche dopo aver prima sollecitato e poi favorito le dimissioni del precedente governo, formatosi dopo regolari elezioni a suffragio universale, e la formazione del governo tecnico, che per sua natura dovrebbe rimanere in carica il più breve tempo possibile, quello di fare quanto necessario per rimettere a posto i conti dello Stato, per permettere poi l'immediata indizione di nuove elezioni e la formazione di un altro governo espressione della volontà popolare.
L'attivismo di Giorgio Napolitano, che in questi giorni non ha mai smesso di dare direttive e indicare priorità ai ministri appena eletti fanno invece intendere che il Capo dello Stato non intende minimamente lasciare il campo e tornare al ruolo di garante della Costituzione e simbolo dell'unità nazionale, ma di voler giocare fino in fondo quello di Deus ex machina della situazione.
Non si spiega altrimenti l'uscita con la quale ieri ha quasi ordinato la modifica della legge sulla acquisizione della cittadinanza, un tema scottante, non solo in Italia, e che potrebbe decidere la vittoria di questo o quello schieramento politico alle prossime elezioni generali. Per di più, la rilevanza costituzionale della materia richiederebbe una larga maggioranza parlamentare per poter approvare un provvedimento che abolisca  il principio del jus sanguinis, per l'acquisto della cittadinanza, e lo sostituisca con quello del jus soli.
Una maggioranza che difficilmente il governo Monti potrebbe ottenere e non si comprende proprio perché, in questo momento di grave crisi, che vorrebbe un governo saldo e in grado di approvare in breve tempo i provvedimenti in campo economico e finanziario per rimettere in equilibrio i conti dello Stato, sia diventato prioritario riformare proprio questa parte dell'ordinamento legislativo, a costo di mettere in discussione la vita stessa dell'esecutivo.
Intanto anche oggi lo spread tra btp e bund è a quote Himalayane, tanto per cambiare.
Siamo arrivati alla Repubblica Presidenziale?
Alcuni pensano che le mosse del Presidente Napolitano siano in realtà dirette ad indebolire una parte politica ben precisa, la Lega Nord e la parte più nazionalista del Pdl.
Se questo fosse vero non solo Napolitano avrebbe abdicato al suo ruolo di garante super partes, per scendere in campo e giocare contro uno dei contendenti, ma dimostrerebbe di non aver neanche, come del resto molti politici italiani, specialmente di una certa età, l'esatta visione del mondo che lo circonda.
Forzare la mano in questo modo su un tema spinoso come quello dell'acquisto della cittadinanza e quello ed esso legato dell'immigrazione sarebbe in realtà il modo migliore per ricompattare e rinvigorire la Lega Nord, un movimento oggi sicuramente attraversato da una grave crisi interna, con il rischio di far naufragare, con conseguenze difficili da prevedere, l'esperienza del governo tecnico e di riconsegnare il paese alla coalizione di centro destra alle prossime elezioni.
Ma più allarmante ancora è la considerazione che Napolitano spinge verso l'attuazione di quelle  direttive volute dai centri del potere finanziario e burocratico che la crisi l'hanno provocata e che continuano imperterriti a perseguirle, nonostante il mondo gli stia crollando intorno. Pare invece che l'Italia di Napolitano voglia superare nello sforzo di disintegrarsi come Stato Nazionale tutti i suoi partners, che invece stanno disperatamente tentando alle scelte scellerate operate negli anni passati e che, tra l'altro hanno provocato la crescita esponenziale di partiti ultra nazionalisti.
Lo jus soli, per esempio, è tipico degli stati molto estesi e poco popolosi, mente in Europa, caratterizzata da un'altissima densità abitativa, non è adottata da nessun paese, tranne la Francia, dove è in vigore una sua versione limitata e con non poche voci di dissenso interno che vorrebbero abolirlo.
Ma c'è da meravigliarsi se l'ottantaseienne ex dirigente del Pci, che in vita sua è stato sempre abituato ad essere eterodiretto, continua a seguire la linea dettata dal grande alleato, anche se questo nel frattempo è cambiato?
Chissà se un giorno anche l'Italia potrà avere un capo di Stato cinquantenne.

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