di: Giampaolo Cufino - [email protected] -
Recentemente nomi famosi del giornalismo, della politica e dell’economia si sono riuniti in pieno centro a Roma, per una riunione del famigerato Club Bilderberg; che cosa si siano detti non è dato saperlo, la democrazia ha dei limiti che non vanno travalicati, il popolino deve stare al suo posto, aspetti solo il turno delle elezioni, dove avrà l’illusione di potere avere voce in capitolo sulle sorti del Paese.
Scorrendo la lista dei nomi però non si può dire che la riunione non sia sta comunque “democratica”, avendo partecipato esponenti di ogni corrente e di ogni settore importante, tranne un rappresentante dei precari, dei cassaintegrati, degli esodati, dei pensionati, dei malati di SLA e di tutte quelle categorie che stanno pagando sulla loro pelle i diktat del Mercato. Questo dio inventato dall’uomo, ma che sfugge a qualsiasi regola, come un moderno Frankenstein che scappa e distrugge lo scienziato che l’ha creato.
Chi osa affermare che si può e si deve uscire dalla spirale del mercatismo non ha diritto di cittadinanza nel dibattito delle idee. Il circolo vizioso del debito pubblico è un cane che si morde la coda; Loro lo sanno, ma i cittadini no e non devono sapere, ecco perché ogni tanto gira la voce di un possibile bavaglio anche per internet, dove chi non ha gettato il cervello all’ammasso può trovare idee alternative alla visione del mondo che ci propongono Finanza e Mercati.
La giunta Napolitano – Monti – Fornero lascerà il posto a un governo eletto “democraticamente” che, sempre “democraticamente”, continuerà il faticoso lavoro del triumvirato e dei suoi vassalli, l’importante è non perdere la poltrona, l’importante è sistemare cari e familiari, l’importante è fare sacrifici, ma che iniziassero prima quelli che stanno più in basso: i malati, i pensionati, i precarizzati, gli esodati e i rassegnati, quelli che non cercano neanche più lavoro, lasciati in balia degli eventi.
Se Monti, nei sondaggi, gode ancora di un grosso credito, i motivi possono essere solamente due: o i sondaggi sono taroccati o la gente si è definitivamente rincoglionita. Ma 60 anni di panem et circenses in salsa yankee hanno prodotto proprio questo: un popolo che ha perso ogni senso di identità, la coesione sociale, cosa voglia dire avere un destino; valori fondamentali per sopravvivere al marasma mondialista. Noi invece ci siamo immersi fino al collo, e dall’alto ci dicono che bisogna mantenere la testa giù nella melma. Ma noi la testa la vogliamo rialzare, anche perché respirare merda non ci piace più, aria libera vogliamo, da uomini liberi che siamo. Come quelli che in Argentina e Islanda hanno detto basta ai falsi dei e si sono riappropriati della sovranità popolare, ma vi diranno sempre che sono esempi inutili, che in Italia non si possono applicare. L’Argentina, dove scorre una buona parte di sangue italiano, è una nazione sorella e ci dovrebbe dare l’esempio da come si esce da una crisi, anche più profonda della nostra. Ma lì c’è una cultura politica, quella peronista, che noi abbiamo completamente perso tra PCI-PDS-DS-PD e partiti creati a tavolino o alleanze improbabili e “leghe” slegate dalla realtà. In eredità ci rimane solo Grillo, un comico scomodo ai tempi della TV, ma che adesso può invece fare comodo per coloro che usano “populismo” e “antipolitica” per screditare chi gli si oppone. Se la politica è solo un mezzo usato dalla tecnocrazia per legittimarsi e il populismo ha comunque a che fare con l’interesse del popolo, allora sì, anche noi siamo populisti e antipolitici.
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