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Sociologia del random #1

Creato il 24 luglio 2012 da Bens
Se le biografie sono delle cose orribili, tranne qualche STRAORDINARIA eccezione, le autobiografie sono la cacarella della letteratura. Con tutti quei patetici tentativi di ispirare un pietismo da show televisivo della domenica o quelle scanzonate prese per il culo perché hai vinto un dannato Pulitzer e a tredici anni ti facevi le seghe leggendo Henry Miller. Perché io non credo in niente, a cinque anni ho visto mio zio travestirsi da Babbo Natale, a sette anni mi è partita la prima bestemmia e a dodici ho rubato 20.000 lire dal banco delle offerte in Chiesa. Sono stata comunista, nichilista e menefreghista nel giro di pochi mesi, per poi votarmi alla monarcomachia, dopo aver preso un tre in filosofia essendomi rifiutata di spiegare alla classe cosa fosse il Leviatano di Hobbes. Abbiate la compiacenza di lasciarmi la fede nella semidivinità dei miei scrittori preferiti, come Pynchon che non si fa mai vedere, McCarthy che vive alla fine del mondo, fatemi credere alla dolcezza ultraterrena di Cesare Pavese e nella psichedelia di Dick. Sì, perché a me della loro vita non interessa niente, voglio solo la loro funzionale presenza nella mia. Voi avete il Pater Noster, il Ramadan, e il Bar Mitzvah, e teneteveli pure, ma lasciatemi sfogliare Post Office in santa pace, ché devo indottrinarmi alla rivoluzione.
Ma in realtà vi sto mentendo. Spudoratamente. Sì, è vero, non cerco mai l'umanità nei libri, se volessi un po' di realtà darei ascolto alle prediche dei miei genitori oppure mi sarei unita all'Azione Cattolica, pulendo il culo ai vecchi su un treno direzione Lourdes. E invece sto qui, ammettendo che Educazione di una canaglia e Memorie intime sono due fra i migliori libri che abbia mai letto, e guarda caso sono due autobiografie. Che ipocrita la Bens. No, sono solo un po' confusa.
La prima volta con Simenon è stata a quattordici anni, mi trascinavo per una timida via del centro, in un giorno di scuola. Ero così fiera del mio Maigret. E quando mi chiedevano che libri francesi avessi letto, parlavo per ore di Simenon, sentendomi  dire "ma no Bens, intendiamo letteratura seria, Flaubert, Balzac, e poi Simenon è belga". Povera Bens, così innamorata dei suoi libri da fottersene della nazionalità. Adesso lo so chi è Simenon, adesso che Memorie intime è entrato nella mia vita come un uragano, adesso che ogni pagina è una lacrima, adesso che gli scrittori sono belli perché sono fragili, umani, perché sono figli che piangono i padri e padri che piangono figli, donne, amanti e cani. Continuerò ad odiare le religioni per quella sovrastruttura di gigantesca onnipotenza e ad amare i miei uomini qualunque per quel briciolo di talento.

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