Il racconto seguente è stato inserito nell'antologia dei migliori racconti pervenuti al concorso "Emozioni sul mare" indetto dalla Guardia costiera di Roma. Per me è una bella soddisfazione.
Era proprio una brutta sera quella che il signor M., agente di commercio, stava passando perso tra le viuzze del porto di T. Acqua e vento sferzante non davano tregua. Nonostante tutto doveva assolutamente raggiungere il numero 12 del Vicolo del Tritone e concludere un affare che sin dal primo contatto telefonico considerava a rischio. Tuttavia le necessità dell'azienda avevano avuto il sopravvento sul suo istinto e, nonostante le sue resistenze, aveva dovuto cedere alla volontà del direttore commerciale.
Erano da poco passate le 18, quando il freddo e la stanchezza gli consigliarono un bicchierino. All'angolo male illuminato
della via che stava percorrendo, vide una vecchia insegna luminosa che, penzolante, funzionava a intermittenza. "Taverna la vela" lesse con difficoltà. Tra sé pensò che per un bicchierino un
locale valesse l'altro e, fatte alcune decine di metri, entrò nella taverna, non prima però di averne osservate da fuori le condizioni attraverso l'ampia porta a vetri sferzata dalla
pioggia.
"Buonasera signore" disse il gestore che, nascosto da un paravento, lo udì entrare grazie a una fila verticale di
campanellini attaccati a una vecchia striscia di cuoio posta quasi a contatto con la porta. Il signor M., superata quella minuscola anticamera, si trovò in un locale piccolo ma pulito. Fiocamente
illuminato, presentava vaste zone d'ombra. L'arredamento era semplice: mura senza intonaco lasciavano che le pietre, intervallate da qualche mattone, sprigionassero un certo calore, mentre i
tavoli di legno scuro e le sedie impagliate facevano sembrare il tutto veramente accogliente e tipico.
Il signor M. si trovò di fronte un ometto calvo con dei baffetti bianchi, tutto intento a lustrare con scrupolo un calice
appena lavato. Al saluto del barista rispose che neppure volendolo quella si poteva definire una buona serata e, sedutosi in uno degli sgabelli di legno accanto al banco tirato a lucido, disse: "
Mi dia qualcosa di suo gusto, giusto per il freddo".
"Aspetti, credo proprio di avere quello che fa per lei" rispose il gestore andando verso una cantinetta a parete che era lì
vicina e dalla quale, dopo un'accurata scelta, prese una bottiglia che conteneva un modellino di trireme greca ormai quasi del tutto macerato dall'alcool.
"Guardi che bellezza! Vele consumate e scafo ormai quasi del tutto corroso. Un grande invecchiamento! Vedrà che sapore!"
esclamò entusiasta il gestore mentre tornava dietro al banco.
"Come vedrà che sapore ?" pensò l'agente lasciando che comunque gli riempisse il bicchiere con il liquore denso e ambrato
contenuto nella bottiglia polverosa.
“Sono anni che aspetto di aprirla e credo che lei sia la persona giusta cui per primo farla assaggiare” disse l'ometto tutto sorridente.
Udite quelle parole e non considerandosi un avventore, ma solo uno spinto lì dalla necessità, guardò in controluce calice e
contenuto e lo assaggiò con un piccolo sorso. Il sapore era buono, simile a un passito.
" Adesso vada a gustarselo in saletta, al buio insieme agl’altri e... si goda lo spettacolo!" disse gentilmente e sorridendo
quello strano ometto.
In un primo momento l'agente di commercio pensò di bere al banco e andarsene, ma la faccenda ormai lo aveva incuriosito.
Dette una rapida occhiata attorno e vide una saletta dove regnava il silenzio più assoluto, piena di gente immobile, come ipnotizzata. Ogni tanto qualcuno di loro aveva dei sussulti, ma non si
udiva parola.
" Che succede?" disse tra sé un po' intimorito, ma determinato a capire in che razza di posto fosse capitato. S'incamminò
incerto verso quella stanzetta semibuia, dove scelse il tavolo più vicino all'ingresso, uno dei pochi liberi, forse perché tra i più illuminati. Si sedette e bevve tutto d'un fiato. Lentamente
l'alcool fece effetto, ma non quello solito. Nella sua mente, infatti, cominciarono a formarsi suoni e immagini. La scena che si stava producendo nel suo cervello era di una grande battaglia di
mare, una di quelle dell'antichità. D'un tratto, pochi ma chiari ordini lo scossero: "Le due triremi a destra convergano al centro! Ordinate ai rematori una forte spinta! Timoniere, barra a
destra!". Sorrise stupito al ricordo delle parole del barista. "Certo, vedrà che sapore!" disse con un filo di voce prima di essere catturato completamente dalla battaglia che si proiettava nella
sua mente.





