Spazio tempo allo zucchero filato
Creato il 10 maggio 2011 da Presidenziali
@Presidenziali
Non fatevi ingannare dal trailer, questo Source Code è un ottimo sentimental movie che si spaccia per un film di fantascienza. Quindi, voi puristi del sci-fi siete avvisati, se nel primo tempo si griderà al miracolo (tutto quello che non è riuscito a Inception è presente nei primi 45 minuti di questo film), nel secondo tempo, mettete pure via le vostre spade laser, i vostri schiaccianoci spazio tempo e tirate fuori un bel pacchetto di fazzolettini. Riconciliazione, pietà, amore, senso della patria, umorismo, terrore, paura di morire, paura di vivere, c'è tutto e un po' in questa seconda stravagante opera di Duncan Jones (il figlio di David Bowie per intenderci) già giovane autore del criptico e lunare Moon, altro film di fantascienza che ne aveva messo in mostra le capacità di sondare i fondamenti del genere con un occhio al passato. Il Source Code, è un parallelo temporale di residui dello swich off cerebrale in cui un marine, il sempre bravo Jake Gyllenhaal viene catapultato extracorpo per scoprire l'attentatore di un treno che minaccia di far esplodere una bomba nucleare in pieno centro a Chicago. Così si sviluppa la trama; il capitano Colter viene più e più volte rispedito all'interno del treno bomba sempre nello stesso istante e sempre per otto minuti, nella speranza di trovare in tempo il terrorista in modo da farlo catturare nel presente. Coadiuvato dal Maggiore Goodwin (una rigida ma compassionevole Vera Farmiga) e dall'ambiguo Rutledge, assistiamo sbigottiti al travaglio e allo shock continuo che Colter subisce ad ogni mancato tentativo, esplodendo ogni volta insieme al treno e ai passeggeri allo scadere degli otto minuti. Fantastico! Siamo ancora dalle parti della fantascienza pura, con sprizzatine di giallo e sontuose pennellate action che insaporiscono la già ottima portata. Jones non si dilunga troppo sui dettagli e si concentra sull'azione, lavorando su una regia concreta, dinamica, estremamente funzionale e vivace (alla Tony Scott se vogliamo). Tutto è al posto giusto e volutamente cheesy (tarkovskiani non ci pensate, questa è la nu-fantascienza post Matrix in cui l'azione si mescola sapientemente all'etica), e la narrazione scorre via liscia come un treno (ma guarda un po'). Dal secondo tempo in poi però le carte in gioco cambiano ed è qui che qualcuno inizierà a storcere il naso; la storia prende un'altra piega e ci spostiamo dal salvataggio del mondo al salvataggio dell'uomo. Dall'esterno tutto viene riversato all'interno dei personaggi e dei loro sentimenti, dalle loro incompiute fino all'ultimo desiderio. Su questo versante c'è da dire che Jones si lascia prendere un po' troppo la mano ma sapientemente rimane borderline senza mai sforare eccessivamente, utilizzando trovate di cuore senza tralasciare però del tutto le intercapedini sci-fi che fanno ancora da collante tra i pezzi incandescenti (un polpettone simile ma orchestrato in maniera ancora migliore lo ritroviamo nel meraviglioso Star Trek di JJ Abrams), ma sta di fatto che Jones ci prende per le palle strizzando forte sull'originalità dell'idea di fondo (ahia!) e ci porta un po' dove gli pare a lui, giocando anche con una retorica in fin dei conti scontata, ma avvincente e vincente. Se su Martix Revolution ad ogni sguardo d'amore tra Trinity e Neo il film perdeva quota, qui vedere l'amore sbocciare tra Colter e la splendida Christina è un pezzettino di cuore che si scioglie come un cioccolatino al sole. Si piange, se volete, si riflette ma non troppo. Un film da affrontare in apnea, moderno, piacione e maledettamente vivo.
voto: 7+
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