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Speciale Cinema – Incontro con Agnès Jaoui

Creato il 03 giugno 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Quando meno te lo aspetti – incontro con Agnès Jaoui

La brillante regista, attrice e sceneggiatrice ritorna sul grande schermo con una commedia sentimentale “Quando meno te lo aspetti” da lei stessa interpretata (nel ruolo della fatina) in compagnia dell’inseparabile e sarcastico Jean Pierre Bacri con cui ha collaborato per la realizzazione e che sarà distribuito nelle sale italiane dal prossimo 6 Giugno. La trama trae spunto dalle tante favole da sempre raccontate a generazioni diverse, riproponendole ed ambientandole in un contesto moderno velato da un umorismo sottile ed irresistibile. Una ragazza Laura (A.Bonitzer) sogna ad occhi aperti il suo principe azzurro che presto incontrerà, ma in agguato c’è un lupo cattivo.

Quant’è importante nella vita credere nelle favole?
A.J. – Non so se ci crediamo tutti nelle favole, uno dei motivi che ci hanno spinti a scrivere questo film, pur essendo cresciuta in una famiglia di intellettuali in cui credevano nel femminismo, anche io sono cresciuta con queste convinzioni, è l’idea di una ragazza che aspetta il suo principe azzurro in grado di cambiare la sua vita. Rifletto spesso sulla società di oggi che non crede più nelle favole, il ruolo delle donne oggi si è evoluto cambiando anche questi archetipi simbolici, ma ciò nonostante le favole continuano ad avere un ruolo importante nella nostra vita, sono state scritte tanto tempo fa in modo diverso, oggi riscritte e spesso raccontate ai bambini, è per questo che abbiamo pensato di adattare una favola in un contesto moderno.

Gli attori sono riusciti rapidamente ad adattarsi nei ruoli da interpretare ad una favola moderna?
A.J. – Diciamo che sono stati contenti, in particolar modo Benjamin Biolay nell’interpretare il ruolo del lupo cattivo, altri non capivano immediatamente a quale personaggio potessero loro corrispondere, a noi quello che interessava era fare un film che rappresentasse nel contesto un mix di favole moderno. La cosa più divertente è stata che i giornalisti e gli spettatori hanno notato che personaggi come il lupo cattivo, non mangia certamente i bambini, quindi ci ha fatto piacere coinvolgere gli spettatori attraverso questi nuovi aspetti.

Si è trovata bene a lavorare con i bambini?
A.J. – Nella natura ci sono le normali difficoltà nel lavorare con i bambini, spesso non fanno quello che dici a loro di fare, tra loro c’erano anche i miei figli, quelli li avrei voluti uccidere durante la lavorazione(commenta in modo scherzoso), ma naturalmente mi hanno dato talmente tanto, io quello che cerco di fare è cogliere la loro vitalità, era da tempo che volevo fare un film con i bambini.

In questo film si notano l’utilizzo di elementi tecnici. Quali sono altri elementi che la spingono a creare nuovi film?
A.J. – Sicuramente avevamo voglia di fare qualcosa di nuovo, anche perché sono circa vent’anni che io e Bacri lavoriamo e scriviamo insieme, e sicuramente lavorando e scrivendo sugli stessi archetipi non avevamo mai creato così tanti personaggi nuovi come nell’ultimo film, abbiamo avuto entrambi la paura che forse rischiavamo di perderci, ma anche di annoiare il pubblico con le storie che volevamo raccontare, quindi abbiamo cercato cose nuove che ci divertissero, noi lavoriamo sempre in questo modo e siamo riusciti a combinare le due cose raccontare le favole ma anche le paure di oggi. Quanto l’irrazionalità nelle nostre vite contano anche le superstizioni. Lavorando per anni sulle stesse cose è difficile cambiare, rinnovandosi si acquisisce esperienza, e per questo film ho avuto un direttore della fotografia meno dogmatico, avendo modo di utilizzare dei mezzi tecnici che in passato non avevo mai considerato. In passato ho lavorato come sceneggiatrice ma nel ruolo di regista volevo essere invisibile, non opprimente, come spettatrice non mi piace osservare la presenza del regista, mi piace farmi trasportare dalla storia, le musiche e le immagini mi hanno dato grande libertà e negli anni mi sono liberata sulle paure per i mezzi tecnici. Le favole mi hanno dato modo di utilizzare gli sguardi degli innamorati, il rallentatore, le immagini e la musica, e ho utilizzato tutto attraverso la tecnica che mi ha donato una grande creatività.

Il film come sta andando in Francia, ha avuto una critica che non si aspettava?
A.J. – Il film ha fatto un milione di spettatori, è uscito in Francia il 6 Marzo ma ho smesso di leggere le critiche.

Le donne continuano a credere nelle favole? Ne sono vittime o qualcosa è cambiato?
A.J. – Le donne sono spesso vittime di alcuni stereotipi, mi interessano molto i condizionamenti delle nostre vite, uomini o donne, spesse volte sento dire: “Io sono fatta così, non posso cambiare”. Spesso dipende dai modelli, dalle norme e dalle regole della nostra società, nella vita noi quello che possiamo fare è scrivere nuove favole, nuovi libri, io credo molto nei modelli di vita. Vorrei che gli italiani invitassero i loro governanti a far si che in Italia come in Francia o in altri paesi considerassero maggiormente il cinema e la cultura come una merce di scambio. I grandi maestri del cinema italiano sono sempre meno numerosi all’estero, io credo molto nelle nuove idee. Roosewelt investi tantissimo nell’industria del cinema e ancora oggi il cinema americano è il più importante ed il più seguito al mondo.

“Quando meno te lo aspetti” è stato scritto con Jean Pierre Bacri ed è caratterizzato da un sottile umorismo durante la sua durata, chi tra voi due ha questo lato della commedia? Ci sono degli spunti sulle vostre vite personali riprese all’interno del film?
A.J. – A me il lato comico e la commedia piace. Anni fa qualcuno predisse la data della morte di Jean Pierre per l’anno 2015, non vi dico il giorno, queste sono cose che abbiamo preso dalla vita reale, io guido l’auto così come vedete nel film, ho un po di problemi con la tecnica e i computer, con tutte queste cose non mi trovo a mio aggio.

Ci parli dell’utilizzo della colonna sonora ma anche sugli elementi religiosi presenti in una favola moderna.
A.J. – Per quanto riguarda la colonna sonora è la prima volta che ho avuto modo di lavorare con un compositore, per lui non è stato facile, io ho scelto alcuni pezzi musicali di Schubert e dopo il secondo montaggio abbiamo avuto modo di discuterne insieme inserendo alcune musiche di Walt Disney o pezzi classici adattandoli. Per quanto riguarda la religione mi è stato detto che nel mio film l’ho trattata come una cosa qualunque, ma devo dire che ho molto rispetto per la religione, credente è colui che crede in qualcosa, assolutamente non è mai stata mia intenzione ferire o prendermi gioco di qualcuno o di qualcosa in cui credere, sappiamo che ci sono alcune tappe della vita che conducono alla ricerca di ogni persona sui significati della vita e dalla morte. Nel film c’è una ragazza che ricerca la presenza di Dio attraverso i suoi desideri, e devo dire che è venuta voglia anche a me di diventare religiosa.

Le tematiche religiose, i pregiudizi e i sensi di colpa sono molto toccanti nel suo film. Perché allora cercare anche un lieto fine, quando spesso non è presente nella vita reale?
A.J. – La struttura della favola è un elemento determinante per il protagonista, una ragazza che cerca il principe azzurro, ancora oggi si leggono favole scritte 400 o 5oo anni fa, e credo che comunque un lieto fine è ciò di quanto più bello e piacevole si possa desiderare, durante la mia infanzia ho sempre sognato il principe azzurro che spesso non corrisponde alla realtà ma trova confronto.

Progetti per il suo futuro?
A.J. – Continuare a scrivere per il cinema e il teatro.

di Antonio Gentile

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