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Speciale Cinema – Recensione Pinocchio di Enzo D’Alò

Creato il 21 febbraio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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E’ il terzo libro più letto al mondo, i primi due sono religiosi (La Bibbia e il Corano), annovera circa 240 traduzioni in tutte le lingue, il calcolo delle copie vendute in Italia e all’estero è praticamente impossibile, parliamo del romanzo per ragazzi più famoso al mondo: Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi. Una storia, scritta nel 1881, ancora attualissima e ricca di significati. Il burattino di legno negli anni ha ispirato tanti autori di teatro, di musica, di cinema. Delle trasposizioni cinematografiche più amate come non citare quella di Luigi Comencini del 1971, quella più recente di Roberto Benigni del 2002, record al botteghino ma flop artistico per i critici e quella più celebre e indimenticabile di Walt Disney del 1939.

Ma eccoci ai giorni nostri con un nuovo omaggio al personaggio di Collodi:
PINOCCHIO di Enzo D’Alò, nelle sale italiane dal 21 febbraio

Incontro con ENZO D’ALO’

Ci può raccontare il suo Pinocchio?
Sono partito dal libro di Collodi, rendendo attuali i dialoghi, il tratto di Lorenzo Mattotti poi ha caratterizzato i personaggi. Sono legato a questa storia. I film li faccio anche per me, non è per egoismo, provo a raccontare quello che sento. Se non riesco ad emozionarmi io per primo come posso pretendere che lo faccia il pubblico. Però fino a quando si riconosce con me va tutto bene. Ho lavorato parecchi anni al mio Pinocchio, nel 2000 avevo terminato la quarta versione della sceneggiatura, da quella data mi sono arrovellato per trovare la strada corretta e originale per raccontarlo. Con il mio lavoro ho cercato di aprire la strada al cartone animato europeo, volevo liberare gli occhi degli spettatori dall’immaginario americano e giapponese. Per realizzare Pinocchio io e il mio staff abbiamo creato un apposito software e i Paesi stranieri chiedono la versione in italiano invece di quella in inglese, mi sembra una bella cosa.

E’ legato a livello emotivo al libro di Collodi?
Il mio babbo ci ha lasciati nel 2003. Ho pensato di approfondire il rapporto padre – figlio. Mentre Geppetto costruisce Pinocchio, si rivede nel suo volto. Immagina ciò che Pinocchio vede quando lo guarda. In lui rivede se stesso, il rimpianto, la memoria, il futuro e le aspettative. Ho riletto il romanzo di Collodi sotto questa luce.

Cos’è per lei il Paese dei balocchi?
Per me doveva essere un posto non punitivo, sarebbe stato anacronistico raccontare la realtà del 1881, troppo distante dalla nostra. Ho voluto mettere in evidenza la dipendenza dei bambini al gioco, raccontarne anche l’alienazione. Ho scelto le luci psicadeliche e caleidoscopiche e come sottofondo musicale il charleston.

Lucio Dalla ha scritto la musica del suo film, ci racconta questa vostra collaborazione?
Immaginavo solo un musicista in grado di interpretare le sonorità di un’opera così fantasiosa e articolata, capace di creare suoni suggestivi, classici e moderni: Lucio Dalla.
Lui aveva una passione per Rossini, la cui musica aveva molte analogie con Pinocchio. Le parole iniziali del libro, “C’era una volta un re..” echeggiavano la prima frase musicale della Cenerentola. Fu proprio dall’opera lirica di quest’opera lirica che cominciammo a sviluppare i temi musicali del Pinocchio. La colonna sonora è ricca ed elaborata, poetica e raffinata ma allo stesso tempo rock popolare e contaminata, hip hop, charleston e R&B.
Ciao Lucio, grazie.

La recensione
Davvero non si può che applaudire l’operazione, tutta italiana che si propone come un degno avversario sia della recente produzione nipponica filo Mihazaki che con il vellutato e chirurgico perfezionismo di Pixar e Disney. Splendidi allora sono i fondali acquerellati e l’utilizzo sapiente dei colori, capaci di creare un tessuto cromatico ed emotivo di rara forza espressiva. Funzionali sono poi anche le musiche scritte dal compianto Lucio Dalla, melodiche e sofisticate. Quello che invece non convince e porta, forse, a non emozionare sono le scelte operate sulla sceneggiatura. Ben fece Disney a stravolgere una storia che è di per se molto lunga e benissimo ha fatto il grande Luigi Comencini a filmarla in una versione televisiva di cinque puntate, riuscendo a sviscerare tutti gli episodi salienti del romanzo (perché di romanzo e non racconto si tratta). Tutti gli episodi sembrano non avere un respiro omogeneo all’interno dei suoi 84 minuti.
Ciò che rimane è l’esperienza visiva di un film unico nel panorama cinematografico italiano, dove si toccano vette pittoriche raramente raggiunte in passato.

A cura di Katya Marletta in collaborazione con Gabriele Marcello

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