Magazine Diario personale
Siamo come bambini che fanno gare di apnea nelle piscine, ci spingiamo sempre un pò più in là, nonostante il petto faccia male e l'aria nei polmoni sia finita da tempo non vogliamo risalire, ancora un attimo, ancora un paio di secondi, aspetto che si arrenda prima l'altro.
Così, a volte siamo nella vita, nonostante le occhiaie, il fisico a pezzi, la stanchezza, i nervi ormai troppo scoperti, non ci concediamo alcuna pausa perchè c'è sempre un altro progetto da terminare, un altra sfida da accettare.
Ma arriva un momento in cui è obbligatorio staccare la spina, tornare in superficie e "mangiare" l'aria, respirare.
Sono andato in montagna in questi 3 giorni, dovevo fermarmi, ero arrivato al limite ed era inutile andare avanti, cervello che fumava, incapacità di connettere.
3 giorni sui monti con Heidi, pieno di sensazioni piacevolmente poco familiari, abituato a vivere il baccano fino ad orari estremamente bui, ho goduto dell'assurdo silenzio fin dalle 9 di sera.
Ho respirato l'aria di un paese forse fin troppo a misura d'uomo ma che in un momento in cui lo stress è il tuo burattinaio equivale ad una piccola fetta di paradiso.
Un compagna di viaggio semplicemente perfetta e la buona tavola (mai dimenticare il potere lenitivo del cibo) hanno fatto il resto.
Ma la cosa più importante che mi ha lasciato questa breve gita fuoriporta è stata la presa di coscienza delle mie priorità, staccarsi dal proprio contesto abituale per poter vedere tutto con un debito distacco e rimettere in ordine ciò che veramente conta per me.
Finalmente torno combattivo e voglioso di nuove sfide, con la certezza di aver finalmente immagazzinato abbastanza aria nei polmoni per vivere in apnea fino a quest'estate.
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