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SUL METTERCI LA FACCIA o LE MANI o LE PAROLE o I SOGNI

Da Vale
Ieri sera, grazie a Francesca, ho conosciuto cinque donne, mi sono informata su cinque progetti, ho condiviso cinque tensioni, ho sorriso a cinque volti. Questi.
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Anna Anna è polacca. C'entra questo, eccome. C'entra perché se no non potrei raccontarvi i suoi dolci. Sono stratificati, alti, cremosi, ricchi. Sono fatti con ingredienti genuini e non artificiali. Perché "la vaniglia è la vaniglia!". Con l'aiuto di un foglietto scritto al computer dal figlio - perché parlare davanti a trenta persone non è facile, soprattutto in una lingua che non è la tua - ci ha narrato la sua passione.  Cucinare dolci polacchi, "ma anche italiani". Poterli vendere, magari aprire un sito per farli vedere. Perché davvero vederli è magnifico anche solo per gli occhi.
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Marcela Anche in Cile Marcela insegnava yoga.  Là il boom della disciplina è scoppiato dopo rispetto all'Italia, dove ormai la richiesta di istruttori si è normalizzata. Lei porta lo yoga a casa. Per i bambini, ma soprattutto per gli adolescenti che sono iperbombardati dagli stimoli, ipercinetici, che di fatto hanno già sul loro corpo e nella loro mente l'impronta dell'ansia e dello stress. Oppure, dice, insegnava ai lavoratori nelle aziende. Le aziende stesse offrivano questo servizio ai propri dipendenti oppure i lavoratori organizzavano dei gruppi. Marcela vorrebbe poter continuare questo cammino...
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Marta Marta lavora per vivere e per mangiare. Ma non fa quello per cui si è formata: la naturopatia. Ci racconta la sua formazione iniziata per curiosità personale e poi sfociata in vocazione. Ma non è proprio così, dal caso, che nascono le occasioni migliori, mi dico? Si è specializzata in riflessologia plantare e iridologia. Narra della sostanziale differenza tra medicina tradizionale e medicina alternativa. Ci parla di stati emotivi, ci spiega (evviva!!) come si estraggono i fiori di bach. Narra di sottili interconnessioni e di sfumature. Questo le piacerebbe fare, curare, sfumando.
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Gala Gala è un'amica di lunga data. E' Russa. E corrisponde a tutti i miei personali luoghi comuni sull'essere russi. E' bellissima e coltissima.  E' laureata in matematica astrofisica o chessò io.... sta di fatto che ha lavorato nelle stazioni satellitari Russe e i suoi genitori erano docenti universitari. Poi, come ha raccontato, ha cambiato vita una volta ritrovandosi a lavorare come impiegata. E di nuovo, ora, è a una svolta. Ha cresciuto da sola due "meravigliosi bambini" e ora deve trovare un nuovo lavoro. In linea con i miei piccoli e scontati pensieri sul mondo russo, naturalmente lei suona benissimo il violino, il pianoforte e la chitarra. Ecco qual è il suo progetto.  Insegnare ai bambini a suonare.
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Katia Katia ha scelto di farsi ritrarre così. E io rispetto la sua scelta. E vi regalo la sua voce, le parole che lei ha donato a noi ieri sera: "La mia riflessione è nata da questa domanda: CHE CITTADINANZA HA OGGI IL SOGNO GIOVANILE CHE PRENDE FORMA NELL'IMPEGNO SOCIALE ED ANCHE POLITICO? Nessuna. Il più delle volte quello che manca è addirittura il sogno,laddove c'è però...lo si controlla! E poiché i sogni non si controllano , ho scelto di condividerlo, inserendolo in contenitore fatto di donne con storie autentiche e differenti. Mi chiamo Katia, ho 37 anni e di professione faccio l'estetista (...). Arrivo da un'esperienza educativa nel campo della disabilità grave gravissima (...). Mi sento spesso ambivalente: l'educatrice e l'estetista, e spesso mi chiedo come due dimensioni apparentemente distanti , riescano a convivere tra di loro. Penso che entrambe siano orientate verso un unico obiettivo: il benessere, il prendersi cura dell'altro con metodi diversi. (...) Oggi lo faccio attraverso un massaggio, una pulizia viso, una ceretta, senza mai distaccarmi dall'altra dimensione che mi permette a partire dal sé corporeo a educare alla possibilità della bellezza come qualità sostanziale per l'essere e non mero abbellimento della forma." L'anno scorso ho festeggiato così il mio otto marzo, partendo dalle donne che mi avevano formato. Oggi lo voglio festeggiare con le donne che mi fanno sognare, con cui mi piacerebbe condividere un cammino, donne che ammiro per il coraggio e la determinazione. Ho chiesto loro la foto perché quello è il segno di massima esposizione. Perché soprattutto nel mondo dei blog, così sterili di rimandi diretti, di foto esplicite, la loro foto lasciasse un'impronta. E l'imbarazzo è stato il mio sommato al loro nel mettersi più o meno in posa.   Ringrazio anche Francesca che mi ha invitato e che ha organizzato l'evento. A volte la chiave di volta sta nella semplicità dello svolgimento. Rilancio i progetti di Anna, Marcela, Marta, Gala e Katia. Chi abita a Como e provincia e fosse interessato mi mandi una mail che io non esiterò a girare alle dirette interessate. Chi volesse allargare questa iniziativa e raccontare altri sogni e altri progetta è pregato di mostrarsi.

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