Da che mondo e mondo il tweed, tessuto ruvido al tatto, composto da lane cardate intrecciate a batavia, ha rappresentato l’english country style, quello del gentleman inglese affaccendato nella propria tenuta in qualche -shire a curare le vigne, a seguire le vendite di capi di gregge o a gustare un buon bicchierino di whiskey o wisky (a seconda che si trovi nella campagna irlandese o scozzese).
Il blazer in tweed Donegal (quello a puntini colorati, per intenderci), sale e pepe, denim (dal colore che ricorda i blue jeans) o modern tweed, con 3 bottoni in pelle o corno, un solo spacco centrale, tasche oblique e patte sui gomiti in pelle scamosciata corrispondono perfettamente al capo d’abbigliamento rappresentativo dell’uomo elegante, colto, interessato alla vita campestre.
Lo stile inglese in sartoria viene oggi riproposto anche dalle maestranze italiane che lo identificano con il nome di falso tweed. Il perché è presto detto: il tessuto italiano, al contrario di quello inglese, è più morbido al tatto, creato con incroci di lana e cachemere per l’inverno e lino e cotone per l’estate, è elegante e sofisticato e predilige colori ricercati come il melanzana, il rosso bacca e il blu royal a dispetto delle varie tonalità di verdi e marroni prediletti dagli inglesi.
Il tweed poi si declina e si intercambia con i tessuti cugini quali gli spigati, i principi di Galles e i micro check più informali e versatili che, oltre a imbastirsi su completi e capospalla, si inventano in accessori cult da moda autunnale, mutuata al british-irish style. Cappelli, baschi, cloche, bretelle, cinture e cravatte sono solo alcuni degli oggetti che prendono vita dalle trame di questi tessuti maschili.
Il mood è sofisticato, sobrio ed elegante, rasente il nobiliare, con quello charme cupo che solo i colori autunnali riescono a donare. La consistenza e la grammatura dei tessuti si alleggeriscono e si ammorbidiscono per avvolgere e riscaldare senza l’utilizzo di volumi troppo eccessivi come quelli che regalano le piume d’oca.