Magazine Diario personale

the world in the kitchen #1

Da Ducdauge @ducdauge

Fin da piccolo ho dovuto indossare degli occhiali da vista perché uno dei due occhi era un po’ “pigro” (difetto visivo conosciuto col nome di ambliopìa). Col tempo la pigrizia si è estesa a tutto il corpo e alla vita quotidiana. Ogni giorno fluttuano nella mia mente decine e decine di progetti, idee, fantasticherie che mi piacerebbe un giorno realizzare…mi piacerebbe! Perché devo vedermela con la mia fedele pigrizia cronica.

Come si dice in questi casi: “Dio vede e provvede!” e alla mia pigrizia ha provveduto in molti e variopinti modi: alla passione per i libri, ha sostituito la passione (principalmente) per un solo libro e il collezionismo spasmodico del suddetto libro in tutte le lingue del mondo. Considerato che collezionare un libro in centinaia di lingue diverse vuol dire viaggiare in lungo e in largo per il mondo, e considerato che viaggiare è un’altra delle mie passioni che la pigrizia atrofizza a semplici e furtive idee cerebrali, il buon Dio ha provveduto facendomi trasferire dal profondo sud ad una città un po’ più incline al passaggio di correnti internazionali. In questa città, apparentemente chiusa in sé stessa e in un’altra dimensione temporale, dopo lungo vagare in cerca di una stanza tutta per me, mi sono ritrovato in una piccola casa, composta da una piccolissima cucina e un paio di camere da letto, non una casa qualsiasi. Col tempo mi sono accorto che questa casa, da cui oggi scrivo, altro non è che la mia personale finestra sul mondo. Ecco così risolto (per buona parte) il problema dei viaggi. In quest’ultimo anno ho avuto una decina di coinquilini, provenienti dall’estremo oriente all’estremo occidente, ognuno disposto a prestarmi il suo prezioso sguardo sul mondo e confrontarlo col mio.

La lingua preferita per comunicare è l’inglese (a volte capita di parlare in italiano ma giusto per rendere onore alla terra che ci ospita); la caffettiera è sempre un tabù; appena si parla di Sicilia, la prima parola che viene in mente è “mafia” e la seconda “sole”, ma dopo mesi di permanenza appena si parla di “mafia”, la prima parola che viene in mente è “affitto” , la seconda sempre “Sicilia” ;  i termostati non sono “universali”; la prima parola italiana che gli stranieri conoscono è “Nutella” (motivo per cui il sig. Ferrero è tra i più ricchi uomini del mondo); esistono cinesi “più cinesi” dei “cinesi”; per capodanno a Napoli fanno il bagno a mare, in Alaska nel ghiaccio; il concetto di “freddo” è relativo e non in tutto il mondo il concetto di “coprirsi” significa “sentire meno freddo”; l’umorismo se funziona in una lingua non vuol dire che funzioni anche in un’altra; mangiare primo-secondo-contorno-frutta è un pretesto per sporcare più piatti; la tolleranza si guadagna dopo aver pulito il bagno.

Ditemi, secondo voi, se tutto questo è “normale”.



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