“Non sono un catastrofista, a volte, i giornali
tentano di alzare il clima di tensione, per attirare l’attenzione, si alzano i decibel e si crea terrore intorno e questo è sbagliato, ma credo non sia sbagliato pensare che al punto in cui siamo sia anche possibile la disintegrazione dell’Euro, ma è un’eventualità che siamo in condizione di impedire. E’ evidente che qualcosa nell’euro non funziona, e allora i mercati si tengono lontani dall’euro. Oggi c’è la difficoltà a trovare liquidità in denaro, credo che la Germania stia per prender atto che siamo sull’orlo di un baratrone che coinvolge non solo l’Italia ma l’intera Europa. I mercati – dice – vivono più per paura che per perversi disegni e si rincuorano quando pensano che stia arrivando la luce, con il piano annunciato per il 9 dicembre che il Consiglio europeo potrebbe varare, già le borse sono andate meglio e lo spread famoso ha cominciato a darsi una calmata”.
La soluzione inizialmente più comoda, vale a dire
la garanzia Bce, non è scontata e dipende dalla volontà della Germania che per ora sembra sorda ad ogni richiamo. Il quadro generale europeo ha subito un nuovo deterioramento, i compratori stanno lasciando l’Europa e di questo la Germania deve prenderne atto.
La crisi colpirà ognuno di noi, toccherà i risparmi, i soldi di tutti, serve una politica seria, con la capacità di persuasione e la leadership necessaria nelle future scelte, che garantisca che il sacrificio sia equo, chi più ha, più doni. L’opinione pubblica attende una patrimoniale che coniughi un’imparzialità sociale. I cittadini per accettare i sacrifici richiesti chiedono anche un’imposta sulle grandi ricchezze, su quel 10% di italiani che godono di grandi benefici.
“Mario Monti ne terrà conto, lo conosco da trent’anni, si preoccupa della somme sociali e civili, oltre a quelle tecniche, oltre alla grande platea è fondamentale colpire anche chi più è ricco”.
I mercati potrebbero far precipitare la situazione in qualsiasi momento, rischiamo moltissimo e poi non avremmo più autonomia decisionale.
Ancora una volta la politica sembra in affanno e inadeguata a rassicurare la comunità economica globale. Inoltre la via dell’austerità scelta l’anno scorso continua a produrre solo recessione nei vari angoli dell’area dell’euro. Un contesto che non promette nulla di buono.
Come la pensi Monti lo sappiamo dai suoi scritti, il suo punto di arrivo è l’Europa dei tecnocrati, un superparlamento che assuma anche la guida economica e fiscale lasciando agli stati nazionali una esigua autonomia. La
realtà sociale è complessa e l’evoluzione viene influenzata da diversi fattori quali: invenzioni tecniche, cultura, genetica, caso , ma anche emozioni, euforia e panico. I dubbi sulla tenuta dell’Unione Europea sono evidenti poiché
la crisi dell’Euro finirà per minare ulteriormente l’unità politica dell’Europa.
E allora, quale scenario potremmo prevedere per i prossimi anni?
Il panorama culturale economico – sociale si sta interrogando e cerca di capire. La società dei consumi, ha bisogno di distruggere risorse per poter sopravvivere, e questo meccanismo che, inizialmente, sembrava avere effetti positivi presenta oggi contraddizioni e problemi di natura diversa ( ambientali, psicologici, ecc..).
La crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo conferma dunque, che il modello economico di riferimento è un modello che mostra nel lungo periodo
gravi squilibri economici, finanziari e sociali.
Il governo tecnico riuscirà nel ciclopico intento, chiamato “salvezza”? I prossimi giorni ce lo diranno.