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Un altro anno se ne va...

Creato il 31 dicembre 2011 da Bagaidecomm @BagaideComm
UN ALTRO ANNO SE NE VA...Un anno economicamente tormentato a livello globale, che sembra non saper risollevarsi da quella crisi in cui ci è piombato da quell’ormai lontano settembre 2008, quando Lehman Bros, chiuse i battenti dando il via ad un effetto domino finanziario che sta ancora oggi, 3 anni dopo, sconquassando il mercato “reale”. Nel frattempo, uno dei principali istituti finanziari, Goldman Sachs, gioca con le borse nazionali e fa capitolare i governi greco e italiano, ponendo suoi uomini di fiducia all’esecutivo; che tanto per cambiare, sistemano i conti finanziari (interessi sul debito pubblico – pubblico?) ma non le questioni sociali innescate (mercato stagnante al limite della recessione, disoccupazione, scontri tra poveri). E che fine hanno fatto gli “indignati” ora, e dov’erano prima? Ad osannare quel dio mercato che va a braccetto con quelle istituzioni che portano in sé quel sogno democratico, molto sogno e poco democratico.Sempre a proposito di sogni democratici, mentre passano quasi in secondo piano riscosse popolari come quella del Sudan, troppo distante dagli interessi economici e geopolitici, il 2011 passerà alla storia come il “risveglio” dei popoli arabi (Tunisia, Egitto, Libia, ora Siria), che grazie ad internet e facebook apprendono da un giorno all’altro cosa sia la democrazia e scendono in piazza, quasi avessero trovato un manuale d’istruzioni più che sentirsi dentro il bisogno di rimettersi in discussione. Insomma, ecco perché puzza un po’ la cosa: queste riscosse popolari improvvise e quasi eterodirette hanno sempre poco di popolare e genuino, quanto piuttosto di interessi sovranazionali. Forse sarà anche un delirio, ma basta prendere in mano una cartina geografica del Mediterraneo e colorare i Paesi che hanno cambiato governo in questo anno solare per farselo venire… In attesa che anche la Siria capitoli.Nel 2011 il mondo “civile” perde un “mostro” e ne sta cercando un altro per giustificare ulteriori interventi militari qui e là sul globo terracqueo. Perché se ormai Osama Bin Laden era passato di moda, a 10 anni dalla tragedia delle Torri Gemelle, adesso si è passati alla fase della moltiplicazione di “mostri”. E tutti ad invocare diritti civili, che per carità sono sempre nobili, ed annuire ai liberatori di turno; forse senza neanche pensare che certe follie estremiste sono frutto dell’istinto di difesa ad un sistema che sta cercando di conformare, di copincollare dappertutto gli stessi gusti, gli stessi costumi, le stesse aspirazioni.E sempre a proposito di follie ed estremismi, è stato anche l’anno della strage di Oslo e di Firenze. Stragi che per quanto diverse a tipologia di soggetti che le hanno messe in atto, sono anch’esse frutto di una banale, triste, priva di profondità analitica soluzione a problemi di quotidianità (lotte tra poveri, cittadini e stranieri; rifiuto al materialismo progressista) che assillano i popoli “civili” ma che, per convenienza, non vengono affrontati, lasciati quindi alla mercé del primo psicolabile di turno.Ed infine, ultimo ma non ultimo, il 2011 è stato il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Che per cronaca lo riporto, non perché sia estasiato dai festeggiamenti in sé. Esattamente come un marito non deve attendere un anniversario dietro l’altro per riverire la moglie, l’italiano non può festeggiarsi in quanto tale di ricorrenza in ricorrenza; è un metodo semplicistico, che toglie ogni responsabilità del quotidiano per risolversi in un che di semi-folkloristico. L’anniversario del 150° dell’unità d’Italia serva piuttosto a rimembrare (dire recuperare sarebbe giù un passo grande e successivo allo stato attuale…) lo spirito del Risorgimento, cioè la riconquista dei propri destini, la vincita sui particolarismi per riaffermare un’identità che non sia vilipesa dai poteri, dagli stranieri e dai corrotti. Che l’anniversario serva a tutti noi per recuperare il pensiero libero di Mazzini e il coraggio dei Garibaldi che stanno in noi. Questo l’augurio non solo per l’anno a venire.
Il 2011 è stato anche l’anno in cui un manipolo di universitari hanno rafforzato quella voglia di fare e coinvolgere che era già stata gettata l’anno addietro, quella voglia di riprendersi da protagonisti i loro spazi da studenti e da cittadini. Questo è lo spirito Bagai, se ancora non ve ne foste accorti.
Un brindisi per l’impegno di quest’anno ed un altro per quello che verrà, per un 2012 ad maiora.
Stefano Beccardi

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