L’inizio della nuova stagione sta regalando sorprese agli appassionati del mondo NBA. Molte squadre stanno avendo risultati inaspettati e per i quali hanno lavorato molto, il problema è che per alcune questi risultati sono molto positivi (possiamo fare l’esempio degli Hornets che hanno avuto un ottimo avvio di stagione), ma per altre non sono per niente convincenti; seppure abbiano affrontato un duro lavoro nella off-season, squadre come i Clippers, che giocano ancora male e perdono continuamente nonostante le buone prestazioni di alcuni giovani come Griffin e Gordon, oppure i 76ers, che ancora non sembrano aver trovato la loro dimensione, faticano ad impressionare, se non negativamente, a livello di risultati.
In una panoramica generale, i nostri occhi si soffermano un attimo sugli Spurs.
La squadra di San Antonio (una delle 3 in Texas, insieme a Houston e Dallas) è tra le top da tanti anni e soprattutto è riuscita a restare fra le top anche nel corso di grandi cambiamenti. Il loro gioco non è mai stato uno dei più spettacolari della lega, ma sicuramente uno dei più solidi. Gregg Popovich si è sempre distinto per la grande abilità nel gestire qualunque situazione ma soprattutto nel costruire la sua squadra con giocatori dediti al lavoro, all’ascolto e molto molto attenti ad ogni aspetto del gioco.
Dopo aver portato Johnson, aver scelto Duncan, Parker e altri giocatori validi nel corso della storia, “Pop” ha aggiunto Manu Ginobili al suo roster nel 2002.
Manu si trova dopo 8 anni di carriera nella NBA ad essere uno dei giocatori più versatili e nel corso degli anni la sua presenza è sempre più incisiva all’interno del sistema Spurs.
L’ex Reggio Calabria e Bologna sta giocando la sua miglior stagione con più di 20 punti di media, ma non sono mai state le cifre (comunque sempre ottime) a fargli guadagnare il rispetto e le attenzioni che ha da sempre. Il suo gioco è costruito su un’incredibile costanza nel coprire gli aspetti del gioco che solo pochi giocatori hanno in tutta la NBA e questo lo rende quasi unico.
Insomma, quante volte lo abbiamo visto fare assist allucinanti subito dopo aver recuperato palla, oppure concludere tiri impossibili galleggiando in aria con leggerezza.
Le sue incredibili doti di equilibrio e ball handling vanno di pari passo con quelle mentali: è sempre il primo infatti ad allungare la mano quando si vede un pallone davanti, a cercare appena può qualcuno in una buona posizione, o a buttarsi per terra per recuperare un possesso… è soprattutto per queste cose che ha un fortissimo legame con i suoi compagni e questo fa di lui un leader in una squadra in cui l’atmosfera in spogliatoio è sempre stata una delle migliori.
I risultati l’anno scorso non sono stati all’altezza di quelli che ci si aspettava, ma neanche scandalosi e questa stagione gli Spurs sembrano già aver ritrovato il fervore degli anni passati con un avvio di regular season bruciante. Duncan è sempre Duncan, Parker continua ad essere l’ottimo playmaker che era e l’aggiunta di Richard Jefferson ha sicuramente dato un tocco atletico che lega i veterani ai giovani come Blair e Hill.
Mentre tanti altri giocatori in altre squadre migliorano personalmente grazie a degli schemi “su misura”, Ginobili è uno dei pochissimi i cui miglioramenti personali portano al miglioramento dell’intero sistema di gioco della squadra e quindi anche dei compagni.
Le 10 vittorie consecutive al momento lo dimostrano ed i tifosi degli Spurs, quest’anno, hanno di che ben sperare.
Non resta che osservare in silenzio l’andare avanti della stagione e segnare i risultati, accorgendoci di quanto i riflettori siano sempre puntati sui soliti Lakers e su un Est sempre più ricco e forte, ma senza dimenticarci che il profondo Sud ospita i San Antonio Spurs e che per loro, la stagione regolare è sempre stato l’”assestamento” in attesa dei playoffs.