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Westbrook, un vero Ironman

Creato il 26 marzo 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Westbrook, un vero Ironman2009-10 – Sconfitta al primo turno dei playoff contro i Lakers.
2010-11 – Sconfitta in finale di Conference dai Mavericks.
2011-12 – Sconfitta in finale NBA dai Miami Heat.

Russell Westbrook guarda questi risultati e sa bene che per lui e i suoi Oklahoma City Thunder, nonostante la giovane età di molti componenti del roster, è arrivato il momento di fare il definitivo salto di qualità. E quel salto di qualità a questo punto significa vincere l’Anello!

Cosa tutt’altro che facile visto l’altissima concorrenza che c’è nella Western Conference e la presenza a Est di una corazzata come Miami, ma Westbrook e compagni sanno che le aspettative stanno crescendo sempre di più, così come la pressione, e qualsiasi risultato che non sia il Larry O’Brien Trophy, quest’anno, sarà considerato un fallimento.
Ecco che allora questa maturazione dovrà passare più ancora che da Kevin Durant (candidato a vincere per il terzo anno consecutivo il premio di miglior marcatore della Lega) dal playmaker nativo di Los Angeles. Le sorti della squadra infatti dipendono ormai quasi più da lui che dal compagno KD, non tanto a livello realizzativo ma quanto a livello di gestione di palla, ritmo e compagni.

I numeri dicono che Westbrook è una macchina (e un vero Ironman visto che dal suo ingresso nella Lega non ha mai saltato una partita), impossibile da tenere per i playmaker avversari vista la stazza, difficile da marcare per le guardie vista la sua rapidità, cresciuto tantissimo nel tiro dalla media e lunga distanza (la sua carenza a inizio carriera) e capace di difendere fortissimo su chiunque e di rubare palloni. Quest’anno viaggia a 23.3 punti, 5.2 rimbalzi, 7.5 assist e 1.8 recuperi, cifre “lebronesche”, per uno che un po’ lo ricorda per la capacità di poter far tutto su un campo da basket per la combinazione tecnico-atletica.
Il problema che permane nei cinque anni di NBA sono le palle perse e le scelte sbagliate: 3.4 di media (che è anche la media della sua carriera) sono veramente troppe per un giocatore che dovrebbe mettere in ritmo i compagni e gestire la fase offensiva. Inoltre Westbrook spesso fatica ancora a capire quando deve fermarsi, va fuori ritmo, forza tiri, perde palloni, se la prende con i compagni (con Sefolosha gli scontri pesanti sono stati parecchi) e coach Brooks è costretto a metterlo in panchina.

Fino all’anno scorso, però, in questi momenti di “follia” Wes veniva sostituito dal Barba Harden, adesso invece questo lusso OKC non ce l’ha più e proprio per questo l’ex UCLA non potrà più permettersi troppi passaggi a vuoto, soprattutto nei playoff della Western Conference, quando i momenti di blackout si pagano carissimi.


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