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Alfana imperii

Creato il 19 luglio 2013 da Ilpescatorediperle
Oggi, nel bel meriggio d'or, il Senato verrà chiamato a pronunciarsi sulla mozione di sfiducia presentata nei confronti del Ministro Alfano a proposito dell'affaire kazaka. Con ogni probabilità, il Senato respingerà la sfiducia, dando così una rinnovata fiducia, sia pur indirettamente, all'operato del vicepremier.L'aspetto più interessante della vicenda è che la strategia di difesa del segretario del PdL è basata sull'ignoranza. Nella dichiarazione fornita da lui stesso emerge un ritratto del ministro dell'Interno ai limiti della circonvenzione d'incapace. Non solo: pare che il Presidente Letta, per difenderlo, arriverà a generalizzare la questione, promettendo che alla politica non sarà più nascosto nulla dai funzionari alle sue dipendenze, e così denunciando il quadro di una classe dirigente totalmente asservita ai suoi apparati e ignara di ciò che è chiamata a gestire.Per salvare il solo Alfano si preferisce dunque suggerire che non vi sia attività politica che non si limiti al passacartismo. Inducendo a trarre la conseguenza che il nostro non è uno stato democratico: non solo per il ruolo del tutto eccessivo che sta esercitando il Presidente della Repubblica, non solo per l'insipienza dei ministri, ma anche per lo strapotere dell'amministrazione e dei servizi rispetto ai politici. Valeva la pena di adottare questa strategia di difesa?Ma al di là di questo, quel che è interessante è che, ancora una volta, il Parlamento venga chiamato a pronunciarsi su un fatto di rilevanza politica votando a favore della menzogna. Dopo che la Camera dei Deputati, anni fa, certificò che Berlusconi non poteva sapere che Karima el Mahroug non era la nipote dell'allora presidente egiziano, un ramo del Parlamento si autocostringe ora a negare che Alfano fosse informato dell'espulsione di Alma e Alua Shalabayeva.Non è senz'altro la prima volta che il Parlamento si erge a difesa di uno dei suoi membri oltre ogni dignità, e non sarà l'ultima. Colpisce però che ciò avvenga attraverso un'ammissione così spudorata di ignoranza e di insipienza, che vengono infine presentate dagli stessi atti parlamentari come la cifra di un'intera classe dirigente. Noi non sappiamo, noi non possiamo sapere, noi siamo solo il paravento dietro al quale altri ventriloqui di Oz mormorano le parole che sanno e comandano. Ma proprio questa nostra confessione d'impotenza, d'inettitudine, di ottusità, è il motivo per cui vogliamo continuare a stare dove stiamo - non ad esercitare un potere di cui, chiaramente, non possediamo gli arcani, ma per esserne l'interfaccia mansueta. Proprio questa condizione così dimessa della politica è la ragione per cui non presentiamo e non presenteremo mai le nostre dimissioni.da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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