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Denver Nuggets: la luce in fondo al tunnel è vicina?

Creato il 16 agosto 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Si dice che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. A certificare che quanto detto corrisponde a verità ci hanno pensato, la passata stagione, i tifosi dei Denver Nuggets, impotenti di fronte al costante intasamento dell’infermeria presso cui i propri beniamini si recavano disertando il parquet di gioco. Inevitabile quindi che le 170 assenze cumulate dai giocatori di Denver finissero con l’incidere negativamente sulle prestazioni in campo, tagliando fuori i Nuggets dalla corsa playoff e chiudendo la stagione regolare con un magro bottino di 36 vittorie a fronte di 46 sconfitte.

Per la franchigia del Colorado, lontana quest’estate dai maggiori rumors di mercato, la prossima stagione dovrà essere quella del riscatto verso un progetto tecnico, che ha visto la sostituzione di General Manager ed allenatore la passata stagione, e che pur essendo molto interessante sulla carta lascia non pochi dubbi a tutti gli addetti ai lavori.

Analizzando le prestazioni della passata annata balza subito all’occhio le statistiche tutt’altro che esaltanti per punti concessi (106.5) e palle perse (15.9). Altri due dati sorprendenti riguardano la percentuale di liberi realizzati (solo il 72.8% dei tiri dalla lunetta è trasformato in punti) e sopratutto la media di punti concessi agli avversari nel primo ed ultimo quarto (rispettivamente 28.1 e 26.2).
Le difficoltà nel proteggere il canestro nei momenti della partita più delicati ha senza alcun dubbio avuto un impatto sulle prestazioni della squadra, oltre che ad evidenziare una scarsa attitudine difensiva, come nella miglior tradizione Nuggets.

I principali movimenti di mercato di Denver sono arrivati alla soglia del draft 2014, dapprima ingaggiando (o meglio riportando a casa) Arron Afflalo (spedendo ad Orlando il francese Evan Fournier e la 56esima dell’ultimo draft), poi scambiando la propria 11esima scelta al draft di quest’anno insieme al cartellino di Antony Randolph per le chiamate 16 e 19 dei Chicago Bulls, scegliendo il croato Jusuf Nurkic e l’ex Michigan State Gary Harris.
Mentre per il primo si prospetta un altro anno in Europa, il secondo andrà a rinforzare il settore guardie che insieme al già citato Afflalo può contare sul talento di Ty Lawson, l’esplosività di Nate Robinson (pure lui di ritorno dalla rottura del crociato anteriore) e le mani rotonde ed educate di Randy Foye.

Ad aumentare le chance di post season di Denver non ci si può che affidare anche al resto della squadra, guidata dal portacolori azzurro Danilo Gallinari, pronto a riprendersi lo scettro di leader in campo dopo aver trascorso l’intera stagione ai box per la ricostruzione del legamento crociato del ginocchio sinistro. A contendere il ruolo di shooting foward con il gallo ci penserà il buon Wilson Chandler (secondo miglior marcatore della squadra la passata stagione con 13.6 punti di media tirando con il 41.6%) mentre il settore lunghi vedrà una lotta senza quartiere per occupare gli ultimi posti che dovranno contendersi nell’ordine Kenneth Faried, J.J. Hickson, JaVale McGee e Timofey Mozgov (nel mirino di Cleveland che offrirebbe a Denver una futura prima scelta in cambio del russo).

Nella visione d’insieme l’organico di Denver si dimostra molto profondo e con quel pizzico di sana competizione coach Shaw potrà (o almeno si spera) riportare la franchigia del Colorado nell’olimpo delle “best of” della Western Conference.
Tuttavia la passata stagione ha dimostrato che il rischio di avere una squadra disfunzionale è molto alto (citofonare McGee), e sarà fondamentale tirare fuori il meglio da tutti ed indirizzarlo verso un’unica direzione. Sarà un’impresa alla portata di questi Denver Nuggets?


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