Bubba Watson ha vinto per la seconda volta in tre anni il Masters Tournament, svoltosi sul tracciato dell’Augusta National (par 72), ad Augusta in Georgia. Il 36enne di Bagdad (Florida) si è imposto nella 78ª edizione del primo major stagionale con 280 colpi (69 68 74 69, -8), tre di vantaggio su Jordan Spieth e sullo svedese Jonas Blixt (283, -5) e quattro sullo spagnolo Miguel Angel Jimenez (284, -4). E’ terminato 50° con 299 (71 76 76 76, +11) Francesco Molinari, mentre è uscito al taglio dopo 36 buche Matteo Manassero, 72° con 152 (71 81, +8).
Hanno occupato posizioni di alta classifica Rickie Fowler e Matt Kuchar, quinti con 286 (-2), l’inglese Lee Westwood, settimo con 287 (-1), Jimmy Walker, Kevin Stadler (che con Craig Stadler ha formato la prima coppia padre-figlio al via in un Masters), il danese Thomas Bjorn, il tedesco Bernhard Langer, l’australiano John Senden e il nordirlandese Rory McIlroy, ottavi con 288 (par), Hanno mancato l’attacco alla leadership mondiale di Tiger Woods l’australiano Adam Scott, campione uscente, e lo svedese Henrik Stenson, 14.i con 289 (+1) alla pari con altri mancati protagonisti quali Jim Furyk e l’inglese Justin Rose. Ha fatto la stessa cosa l’australiano Jason Day, il terzo giocatore che con un successo avrebbe potuto modificare il World Ranking giunto 20° con 290 (+2) insieme all’inglese Ian Poulter e a Fred Couples, sempre a suo agio ad Augusta sebbene abbia dovuto pagare tributo ai suoi 55 anni con un cedimento nel finale.
In grigio le prestazioni del sudafricano Louis Oosthuizen, 25° con 291 (+3), del tedesco Martin Kaymer, 31° con 293 (+5), di Brandt Snedeker, del fijano Vjay Singh e del thailandese Thongchai Jaidee, che comunque per la prima volta ha superato il taglio, 37.i con 295 (+7).
Sono rimasti fuori dopo due giri: Phil Mickelson, che non usciva a metà gara in questo major dal 1997, Webb Simpson, i sudafricani Ernie Els e Charl Schwartzel, l’inglese Luke Donald e lo spagnolo Sergio Garcia, 52° con 149 (+5) e out per un colpo, Zach Johnson e il nordirlandese Graeme McDowell, 63.i con 150 (+6), Dustin Johnson, 68° con 151 (+7), l’argentino Angel Cabrera, 72° come Manassero, Keegan Bradley, 80° con 153 (+9), e Jason Dufner, 85° con 154 (+10).
Watson e Spieth, texano di Dallas, ventuno anni da compiere, un titolo nel PGA e altri otto piazzamenti tra i top ten conseguiti nella prima stagione da pro insieme alla nomina di “Rookie of the Year 2013”, hanno iniziato alla pari in giro finale. E’ stato Spieth ad attaccare decisamente il Masters Champion 2012 e dopo sette buche, con quattro birdie e un bogey, ha preso due colpi di vantaggio. Tra le sue prodezze una spettacolare uscita dal bunker alla buca quattro (par 3) con palla a bersaglio per il birdie.
Watson ha avuto però una immediata reazione e in due buche ha ribaltato la situazione: ha segnato due birdie, mentre il suo avversario, accusando la pressione e l’inesperienza, ha risposto con due bogey e al giro di boa è rimasto a sua volta indietro di due colpi. Con tutti gli altri già fuori match, Watson ha aperto una porta al rivale con un bogey alla 10ª, il secondo e ultimo di giornata, ma è stato come sempre, o quasi, l’Amen Corner, il trittico di buche dalla 11ª alla 13ª, ad assegnare la ‘giacca verde’. Spieth ha spedito al palla in acqua alla 12 ed è stato bravo a cavarsela con il bogey, poi alla successiva non ha potuto opporsi al birdie di Watson, che ha portato a tre lunghezze il margine facendo scorrere i titoli di coda con cinque buche di anticipo. Per lui 69 (-3) colpi con cinque birdie e due bogey; per Spieth 72 (par) con quattro birdie e altrettanti bogey.
Spieth, al primo Masters, ha dovuto condividere la seconda piazza con Jonas Blixt, trentenne svedese di Nassjo con due successi nel PGA Tour, altro debuttante nel major e sicuramente tra i più brillanti interpreti dell’evento. Gioco solido, attacchi ponderati e ottimi recuperi nei momenti di difficoltà, è stato l’unico a concludere il torneo con quattro score sotto par (70 71 71 71).
Gerry Lester Watson jr, in arte Bubba, imbucato l’ultimo putt, è scoppiato in un pianto dirotto, abbracciando prima il suo caddie Ted Scott e poi la moglie Angie, ex giocatrice di basket. Asciugate le lacrime, ha preso tra le braccia il figlio Caleb, lasciandolo un attimo prima di entrare nella recording area per consegnare lo score. Ha ottenuto il sesto titolo in carriera, ma è tornato a vincere solo in questa stagione (Northern Trust Open a febbraio) dopo una pausa di quasi due anni seguita al primo successo nel Masters del 2012. “Non avevo più il tempo di allenarmi – ha spiegato – perché dopo la vittoria di due anni addietro sono stato sommerso dagli impegni con gli sponsor”. Poi ha aggiunto: “In realtà in questi due anni ho dovuto anche imparare a gestire la prima giacca verde e poi a regolare la mia vita di padre, con l’adozione di Caleb, e di marito, che non è cosa facile. Ora di giacche verdi ne ho due, è una cosa fantastica per uno come me che viene da una piccola cittadina. Mio padre era muratore e mia madre faceva doppio lavoro per potermi pagare le lezioni di golf”. Watson, che poi si è gestito il gioco da autodidatta, ad Augusta ha dato un saggio di golf moderno, fatto di potenza muscolare e di creatività. “Credo che a decidere siano state le buche 8 e 9 in cui mi sono portato avanti. Poi è stato fondamentale il birdie alla buca 13, che mi ha permesso di proseguire controllando la situazione, pur con qualche errore”. Watson ha ricevuto un assegno di 1.620.000 dollari, su un montepremi di otto milioni: una grossa cifra, ma ben poca cosa però rispetto a quanto gli renderà la nuova prodezza.
Francesco Molinari, alla quinta presenza consecutiva nel Masters, record per gli italiani, è finito quasi in coda al gruppo con il terzo 76 (+4) di fila. A complicare le cose la corsa di notte in ospedale per far visitare il figlio Tommaso di tre anni. Fortunatamente tutto si è risolto senza conseguenze, ma è rimasto sveglio fin quasi all’alba. “Ho iniziato con il solito errore alla buca uno – ha detto - poi sono seguiti altri due bogey e un recupero con due birdie. Nel rientro, con due par cinque avanti, pensavo di poter risalire, ma è arrivato il doppio bogey alla 12ª, una buca che proprio non mi va a genio e conclusa con tre bogey nei passaggi precedenti. Quei due colpi persi, dopo aver mandato la palla in acqua, mi hanno tagliato le gambe. Comunque, anche dalle prestazioni negative, si impara sempre qualcosa. Su questo tracciato non bisogna guardare dove è posta la bandiera, ma puntare al par. Devo migliorare nella strategia: ho preso troppe decisioni sbagliate, e soprattutto non ho saputo scegliere i momenti in cui dovevo essere aggressivo o meno. Qui ci vuole pazienza e un ottimo gioco corto, che in questa occasione mi è mancato”.
Molinari, dopo questa prova è uscito dai “top 50” del Wolrd Ranking (da 50° a 51°), mentre Manassero vi si è allontanato ulteriormente scendendo dal 52° al 57° posto.