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Houston mina vagante… sul mercato e non solo

Creato il 19 settembre 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

Nei piani di Daryl Morey, general manager degli Houston Rockets, quella che si sta concludendo doveva essere un’estate importante, nonché un’occasione irripetibile per cambiare volto alla propria squadra, trasformando la seconda o terza squadra del Texas (gerarchicamente indietro rispetto alle blasonate Dallas e San Antonio) in una vera e propria contender attraverso una strategia di mercato aggressiva attuata in tre mosse.

La prima passa attraverso il draft dove Houston ha speso al meglio le proprie tre prime scelte, portandosi a casa Jeremy Lamb, Royce White e Terrence Jones (con la chiamata 12, 16 e 18).
Quello di Houston è decisamente un buon bottino di talento da mettere a disposizione di coach Kevin McHale o da inserire in una trade per convincere una squadra in particolare a lasciar partire il suo uomo franchigia.

Per rendere maggiormente appetibile questi Rockets si è provveduto a sistemare la cabina di regia della squadra che annovererà un certo Jeremy Lin strappato senza troppa fatica dai New York Knicks con un contratto triennale da più di 20M$ e che colmerà il vuoto lasciato dalle partenze di Kyle Lowry e di Goran Dragic.

Per non rischiare di rimanere con un pugno di mosche sotto le plance Houston si è assicurata l’ingaggio (costosissimo) del centro Omer Asik (strappato ai Chicago Bulls) a cui si aggiunge il prezioso arrivo di Donatas Motiejunas (di cui Houston deteneva i diritti) riportato alla base dopo l’esperienza in Polonia con il Prokom Gdynia.

Infine per creare le basi finanziare per il colpo del secolo Houston ha effettuato un’importante dieta dimagrante liberandosi senza troppi problemi dei contratti di Samuel Dalembert (in scadenza) e di Luis Scola, vittima della clausola amnesty.

Scelte misurate e piano architettato sin nei minimi dettagli con un unico obiettivo: convincere un certo Dwight Howard a prender casa in Texas e sposare la causa dei Rockets.

Considerando come è finita la Dwightmare verrebbe da pensare che Morey abbia fatto tanto rumore per nulla.
Anche se in realtà l’obiettivo del GM di Houston è stato in qualche modo raggiunto: creare le basi per un nuovo ciclo con ambizioni da leadership a medio – lungo termine.
Ed il punto di partenza di questo progetto passa anche attraverso la riconferma importante di Kevin McHale a cui è affidata la gestione tecnica di un gruppo che annovera anche giocatori non da prima pagina come l’argentino Carlos Delfino ed il play Toney Douglas a cui si affiancano due ottimi sophomores come Chandler Parsons e Patrick Patterson.

Basandosi esclusivamente su valutazioni fatte su carta, Daryl Morey può ritenersi tutto sommato soddisfatto del lavoro svolto nel mercato estivo.
In una off-season dove un pò tutte le squadre hanno cercato di ammodernare o ricostruire i propri progetti per il futuro, Houston non poteva certo restare a guardare, sopratutto considerando l’elevato tasso tecnico della conference occidentale.

Un verosimile punto di partenza per i Rockets versione 2013 potrebbe essere l’accesso alla post season, obiettivo tutt’altro che povero considerando il grande numero di squadre che si contenderanno solo otto posti per l’accesso ai Playoffs.


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