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il lavoro rende liberi

Da Ducdauge @ducdauge

Ho ascoltato mille notiziari, alla radio, alla tv; ho letto notizie su quotidiani e internet e continua a non tornarmi una cosa: nella famigerata manovra “Salva Italia”, come l’ha definita il premier Monti, che prevede l’istituzione di nuove e vecchie tasse, l’aumento dell’età pensionabile fino ad arrivare al 2018 alla cancellazione delle pensioni di anzianità, aumenti di benzina e altri beni, tagli alle pubbliche amministrazioni tra cui le province, mica si stanno dimenticando di qualcosina? Qualcuno a Radio Maria – ebbene sì, ho ascoltato anche il notiziario di Radio Maria – ha dichiarato che questo governo tecnico si è scordato della famiglia. E può anche starci, anche se mi pare che tra Palazzo Chigi e Montecitorio da un po’ troppi anni e troppi governi, forse anche legislature,si sono scordati della famiglia, anzi di tutte le famiglie allargate, ristrette, dimezzate, quelle con due mamme e quelle con due papà, tutte!
Certo, l’Unione Europea considera un’anomalia andare in pensione prima dei 40 anni di lavoro (duro o meno); l’Unione Europea considera un’anomalia che non si paghi una tassa sulla prima casa; l’Unione Europea non ammette che nelle barrette di cioccolato si continui a scrivere “Cioccolato puro” e per questo ti sancisce; l’Unione Europea mi sembra che detti un po’ troppe regole e in certi casi, anzi spesso, si dimentica di una cosa, importantissima, così come si sono scordati – toh guarda caso – anche i nostri cari neo ministri e neo presidente del consiglio:
l’uomo, fatto di carne e ossa, con sentimenti e passioni, un corpo (e per chi ci crede un’anima) che dopo i cinquantacinque anni – a volte anche prima – inizia ad avere qualche problemino di manutenzione. Il lavoro dovrebbe nobilitare l’uomo, non tormentarlo e schiavizzarlo per anni; e lo Stato non può ossessionarlo pretendendo sempre più tasse e sacrifici, tutto in nome di un sistema economico anti-uomo.
Avrei voluto parlare di lungimiranza. Ebbene: questi provvedimenti mi sembrano guardare fin troppo indietro. Erano gli anni Quaranta e ad Auschwitz, uno dei più grandi campi di concentramento nazisti, campeggiava la scritta “Arbeit macht frei” – “Il lavoro rende liberi”: una libertà di cui si godeva fino alla morte.


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