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Il Vice Conte Max e il mistero dei voti perduti

Creato il 19 ottobre 2011 da Dagored
Il Vice Conte Max e il mistero dei voti perduti
Se si vuole avere una testimonianza diretta e attendibile della crisi dei partiti italiani in genere e quella del Pd in particolare, basta oggi leggere le analisi e le spiegazioni sulle dinamiche del voto nelle ultime regionali molisane, svoltesi lo scorso fine settimana, da parte dei massimi esponenti del Partito democratico: un floriliegio di incredibili "interpretazioni" dei numeri che fanno ben capire il come e il perché il partito versi in una crisi che appare ormai irreversibile.
In Italia siamo abituati ai risultati elettorali piegati alle esigenze personali, nonostante i numeri dovrebbero essere inesorabili giudici della realtà, e si sa che in fondo, quando le variazioni elettorali si riducono a qualche decimale in più o in meno di suffragi, qualche giustificazione può pure sembrare avere qualche fondamento: ma arrivare ai deliri, come quelli partoriti da alcuni maggiorenti democratici, dopo  le regionali molisane, pare solo dimostrare una volta di più come i vertici politici abbiano perso ogni contatto con la realtà e anche ogni pudore residuo.
I numeri, diceso sopra, dicono che la coalizione di centrosinistra ha perso. Fin qui niente di drammatico, perchè nelle competizioni si vince e si perde, e che il suo candidato, Paolo Di Laura Frattura ha conseguito 
il 46,15% delle preferenze, risultando battuto dal suo antagonista di appena uno 0,71% di voti. Un risultato che in se parrebbe confortante, se confrontato a quello delle precedenti consultazioni, e che basta aMassimo D'Alema e  Pierluigi Bersani per dichiararsi soddisfatti della "rimonta".
Peccato che i numeri, se guardati nella loro interezza dicano ben altre cose, per il Partito democratico molisano.
In realtà le elezioni regionali del 2011 in Molise sono state per il Pd una vera disfatta, avendo il partito di Bersani perduto voti sia in riferimento alle precedenti politiche che alle precedenti regionali e che non riesce nemmeno a sommare i voti delle due componenti che lo hanno formato, i Ds e la Margherita, confermando una tendenza nazionale.
Il Vice Conte Max e il mistero dei voti perduti
Alla inesorabile logica dei numeri il neo N.H. (Nobilis Homo) del Papa Massimo D'Alema risponde con queste, a loro modo, illuminanti riflessioni: 
(AGI) - Roma, 18 ott. - “Il voto e’ andato bene”. Cosi’ Massimo D’Alema giudica il voto in Molise per il centrosinistra. “Il centrodestra e’ notevolmente indietro e il centrosinistra notevolmente in avanti, purtroppo non abbastanza, ma si conferma la tendenza nazionale che evidenziano anche i sondaggi: il centrosinistra supera largamente lo schieramento di governo, senza l’Udc, e questa e’ una novita’ assoluta in Molise, dove non era mai accaduto in dieci anni. Poi c’e’ anche un voto di protesta e un voto a Grillo che come in Piemonte aiuta la destra a rimanere in sella”.
Ma per la lista Pd il risultato non e’ stato brillante… “C’erano 4 liste - sottolinea D’Alema - la flessione del Pd
sarebbe rispetto a cosa, alle politiche? Ma allora il Pdl passa
dal 38% al 15%. I confronti fatti cosi’ pero’ non hanno senso, chi sa leggere i dati sa che le elezioni amministrative hanno una lettura diversa”.
D’Alema replica poi alla richiesta di riflessione giunta da Verini e Toni, esponenti della minoranza Modem: “Se uno vuole
chiacchierare per strumentalizzare puo’ dire quello che vuole ma le analisi si fanno diversamente”. Certe dichiarazioni “sono legate al dibattito interno al Pd e non hanno a che fare con queste elezioni, io che presiedo una fondazione culturale mi occupo di analisi elettorali e non mi interessa cosa dicono Fioroni, Verini e Tonini”. (AGI) Ted
Ci sarebbe da sfottere il leader Maximo per anni, se ci fosse una satira vera in questo paese, ma incredibilmente le ragioni di D'Alema riescono ad essere convincenti per non pochi militanti del suo partito, se si riescono a leggere in rete commenti come quello scritto sul blog de l'Espresso da tale Desmond, che attribuisce la sconfitta elettorale del centro sinistra non solo alla lista di Grillo, ma soprattutto alla debolezza del candidato Frattura, che invece può certamente lamentare come causa principale della sua non elezione proprio la defaillance del Partito di D'Alema.
Il bello è che poi si domandano pure perché il Banana (il nome  più affettuoso col quale viene appellato Silvio Berlusconi) sta sempre lì e non si riesce a buttare giù in nessun modo.

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