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La sinistra secondo Matteo Renzi venendo da destra

Creato il 02 ottobre 2014 da Postik @postikitalia

E’ proprio strano ascoltare un D’Alema che parla di sinistra. E’ quasi grottesco sentire le critiche di un soggetto che sarà stato certamente di ispirazione a Renzi: un ex primo ministro non eletto, che tentò di metter mano egli stesso al tanto martoriato articolo 18, connivente consapevole dell’attuale degrado della scuola e della sanità, sempre in genuflessa sudditanza nei confronti del sistematico dissesto culturale e politico del ventennio berlusconiano. A ben vede, dunque, D’Alema non è per nulla diverso da Renzi,  anzi è un vero e proprio prototipo “avec mustaches”  dell’odierno allegro esecutore fallimentare e istituzionale del nostro paese. Ma, nonostante le similitudini, dobbiamo ravvisare una sostanziale differenza tra i due: D’Alema ha smesso di essere di sinistra per convenienza, Renzi di sinistra non lo è mai stato, il partito democratico è per lui solo un comodo e utile ripostiglio per il ricco inventario di luoghi comuni che alacremente coltiva e che non lesina mai di esternare per nostra disgrazia.

Altrettanto ironica quanto ingrata è stata l’invettiva boriosa di Renzi contro la minoranza del suo partito. Ci si aspettava almeno un grazie per tutte quelle persone che si sono spese senza sosta per allevare con tanta premura la più velenosa serpe in seno della sinistra dell’ Italia repubblicana. Se per anni il riformismo ha vergognosamente retto il gioco a Berlusconi, alla fine ha compreso che era meno compromettente costruirsene uno in casa.

Ma Matteo ci va giù duro!  “Più Bersani e D’Alema parlano e io più acquisto consensi”, “rappresentano il vecchio, la parte conservatrice del partito democratico”.

Peccato però che il sindaco Matteo Renzi sino a poco tempo fa la pensava come i vecchi geronti che ora dileggia: lo stesso Renzi che ora prende ad esempio il pluidelocalizzato Marchionne come modello per l’imprenditoria italiana, solo due anni fa, in un videoforum di Repubblica, definì l’attuale patron della FCA un traditore, cito testualmente le parole dell’allora sindaco di Firenze: “Non ho cambiato idea io, è Marchionne che ha preso in giro lavoratori e politici dicendo una cosa che non avrebbe fatto” (cioè promettere di non andare via dall’Italia per intascare soldi pubblici). Ma il Renzi del 2012 continua:  “Non ho mai immaginato Marchionne come modello di sviluppo per l’economia”.   

Ma come? Prima Marchionne non è un modello di imprenditoria e adesso è un fulgido esempio della reinassance industriale italiana? Lo stesso Marchionne che ha delocalizzato chiudendo tre fabbriche in Italia? Lo stesso Marchionne che per non pagare tasse in Italia risiede in Svizzera e sposta la sede legale della Fiat in Olanda e quella fiscale in Gran bretagna? Lo stesso Marchionne che prende due modelli della Chrysler e ci stampiglia sopra i marchi della Fiat e della Lancia perché non può buttar soldi in design? Lo stesso Marchionne che chiede agli americani di non acquistare auto ad alimentazioni alternative perché per anni non ha saputo – né voluto – investire in innovazione?

Ebbene sì, ha ragione il Renzi del presente, finalmente è rinsavita la sua anima di sinistra: Marchionne è proprio un Leonardo da Vinci dell’imprenditoria! Un visionario in piena regola! Uno che non solo sa guardare al futuro ma riesce addirittura ad inquinarlo con lo sguardo!

Ma è proprio durante la trasferta in America che Renzi ci ha regalato un perla di riformismo contemporaneo; infatti il nostro premier “di sinistra” prima dichiara che vorrebbe esportare nel nostro paese il modello universitario americano e poi snobba la Berkeley Universityuna delle poche università statali che vanta a vario titolo la bellezza di 61 premi Nobel, 3 Pulitzer e un elemento chimico che prende il suo nome – per accettare l’invito della Singularity University, un anonimo ma ricchissimo istituto d’elite che ha tra i suoi fondatori e sponsor colossi come  Google, Nokia, Linkedin e Kauffman Foundation. Tremo dunque al solo pensiero se provo ad immaginare il modello universitario statunitense che ha in mente Renzi!

Nella Silicon Valley, il nostro presidentello, ai cervelli in fuga ha preferito cercare “amici col grano”, anche se ora finge vittimismo dichiarando che dei fantomatici “poteri forti” lo vogliono far fuori.

Almeno Berlusconi ha fatto lo sforzo di inventarsi un nemico ben definito, la magistratura, lui invece eccede con l’immaginazione, lavora troppo di fantasia e di becero criptocomplottosismo da quattro soldi. Forse questa linea persecutoria dell’ occulto gliel’avrà suggerita Adam Kadmon.

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fonte foto: in bici con Renzi

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