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Questi bambini, che alla loro eta’ dovrebbero studiare, lavarsi e mangiare, sono purtroppo le vere vittime del vecchio regime, le vere vittime della societa’ e gli strumenti piu’ facili da usare da coloro che di soldi ne hanno, ma di cuore ed umanita’ no. Nonostante questi bambini abbiano dato fuoco al Parlamento egiziano, non riesco a non pensare a loro come semplici e fragili bambini. Perche’ proprio nella loro fragilita’ sta il segreto della loro utilita’. Dare ad uno di loro 50 lire egiziane, e’ come dare loro un tesoro.
I ragazzi di strada sono in qui in Egitto una vera e propria piaga sociale e morale, rimasta volutamente invisibile finora dai tanti egiziani appartenenti alla societa’ “bene”, e da quelli appartenenti alla fetta del Popolo in via di sviluppo, che hanno continuato a guardarli come “lo sporco” delle strade. I ragazzi ed i bambini di strada, conosciuti nel Paese come “etfal shawera” (appunto bambini di strada) sono etichettati come inutili e scomodi esseri che non meritano altro che vivere in strada. L’egoismo ed il menefreghismo maturato in 30 anni di dittatura nel Popolo egiziano, e’ stato causato proprio dal Vecchio Governo, che creando classi sociali, ha inevitabilmento spinto ognuna di esse ad isolarsi nel proprio contesto. Questo a cui assistiamo in questi giorni e’ solo un risultato, una conseguenza con cui prima o poi l’Egitto doveva scontrarsi. Le baraccopoli egiziane sono delle bombe ad orologeria che hanno gia’ cominciato il conto alla rovescia. A queste persone, a questi bambini, non interessa nulla della democrazia, della liberta’, dell’egualianza. Loro non sanno neanche cosa sono. L’unica cosa che per queste persone vale, e’ guadagnare soldi. Perche’ i soldi, qui (e dapertutto), hanno sempre comprato il potere. In tutti gli anni passati, i senza tetto, gli etfal shawera sono stati il bersaglio piu’ facile della Polizia di Sicurezza Nazionale, dei semplici poliziotti di strada e di tutti coloro che godevano di arroganza gratuita e lecita e che impunemente picchiavano, insultavano o aggredivano bambini che vendono fazzoletti o puliscono le strade. Perche’ per loro e per molti altri, questi bambini non valevano nulla.
Oggi, i video che ritraggono i ragazzini che bruciano il Parlamento, sono uno schiaffo alla coscienza, una tangibile e reale prova di come le medaglie possano rivoltarsi e come l’invisibile torni all’improvviso ed inevitabilmente visibile.
Ma non e’ solo questo ad aver scioccato gli egiziani. Il video e le foto della ragazza picchiata brutalmente dai militari, che a strattoni la lasciano in reggiseno e jeans, sono stati davvero un colpo forte per la societa’ e mentalita’ locale. Nei giorni scorsi, dapertutto in rete e per le strade, si parlava di una falsificazione del video, di foto ritoccate..e non si diceva cosi’ per difendere la Giunta Militare. Si diceva cosi’, secondo me, perche’ non si riusciva ad ammettere. Nessuno poteva ammettere che una cosa cosi’ brutale, cosi’ contraria alla cultura egiziana era avvenuta in Egitto. In un Paese dove il rispetto della donna e la sua femminilita’ e’ altissimo, nessuno poteva accettare, sopratutto gli uomini, che una donna venisse picchiata e denudata cosi’ per la strada. L’ammissione dei fatti dal Generale Amara ha zittito tutti. Tutti tranne una giornalista che nella conferenza di cui abbiamo parlato all’inizio, ha nervosamente chiesto le scuse ufficiali della Giunta Militare per le violenze effettuate sulle donne di Piazza Tahrir. E le scuse ieri sono arrivate, tramite Facebook, con un messaggio in cui Le Forze Armate chiedevano scusa alle donne egiziane e alla ragazza picchiata. Che ce ne facciamo di scuse virtuali?
Intanto ieri numerose donne egiziane si sono recate a Tahrir per manifestare il loro disprezzo verso la Giunta Militare e per Venerdi’ e’ previsto il “Venerdi’ della dignita’ femminile” a cui partecipero’.
Ieri su Facebook, un giornalista 28enne egiziano, Mahmoud Ibrahim, ha chiesto a Ghada, la 28enne selvaggemente picchiata dai militari (potete vederla in un’intervista qui) di sposarlo. L’ha definita la piu’ dignitosa e forte ragazza egiziana, e, dice, non gli interessa nulla se qualcuno lo critichera’ o giudichera’. Per lui sposarla sarebbe un vero onore.
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