Parlando di lockout non si può più fare riferimento alla controversia tra giocatori e proprietari. No, perchè nelle ultime ore sia il fronte rappresentato da Derek Fisher e Billy Hunter, che quello di David Stern, hanno trovato delle divisioni interne. Da entrambe le parti qualcuno vuole giocare e altri non ne vogliono proprio sapere!
Sarebbero infatti almeno una cinquantina i giocatori che hanno fatto capire, più o meno velatamente, di voler tornare in campo: d’altra parte i soldi sono soldi e non tutti possono permettersi di perdere un anno di stipendio. Ad aggravare la situazione c’è anche lo spettro della “Decertification“: secondo alcuni irriducibili infatti la coppia Fisher-Hunter starebbe addirittura facendo troppe concessioni ai proprietari, e la minaccia è quella di uscire dal sindacato, cosa che complicherebbe ulteriormente la situazione perchè se il 30% dei membri votassero questa dissoluzione potrebbero fare causa individualmente alla Lega, contestando la legalità del lockout.
Ma sulla sponda opposta le cose non vanno molto meglio: un gruppetto che va dai 10 ai 14 proprietari sembra non abbia assolutamente l’intenzione di concedere ai giocatori il 50% del BRI. A guidare questo manipolo di miliardari è Michael Jordan, inimitabile dentro e fuori dal parquet: “IL 23″, da quanto riferito dal giornalista Newyorkese Alan Aahn, sa che per poter competere con i mercati più forti (tipo Miami, Los Angeles e New York) deve poter spendere del denaro, denaro che arriva solo con la ridistribuzione degli introiti, il famoso BRI appunto.
Oggi pomeriggio a New York si svolgerà l’ennesima riunione: le parti sono davvero vicine, ma allo stesso tempo ben salde sulle loro posizioni. Al momento le previsioni non promettono nulla di buono: questa guerra di trincea potrebbe andare avanti ancora a lungo, ma la volontà di riaccendere i riflettori delle Arene è forte… speriamo sia la volta buona!