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MERANTAU (2009) di Gareth Evans

Creato il 27 maggio 2010 da Close2me

Merantau WarriorUn regista gallese che, sulle orme del tailandese Prachya Pinkaew (cui si deve il lancio internazionale di Tony Jaa), tenta di lanciare a sua volta una star indonesiana, tuttavia radicata alla cultura del proprio Paese e, soprattutto, praticante della principale arte marziale che lo contraddistingue: il Silat.
“Un ragazzo parte dalla campagna indonesiana per il viaggio che dovrà mettere alla prova la sua crescita, il merantau. Arriverà a Jakarta con l’intenzione di insegnare il Silat, un’arte marziale indonesiana, ma si ritroverà coinvolto in un grosso giro criminale”
L’opera, pur vantando il canovaccio usurato della crescita umana, disseminata di inevitabili delusioni, ingenuità e scoperte esistenziali, brilla di una toccante forza evocativa, merito nondimeno di un protagonista atletico e (finalmente) espressivo come Iko Uwais, al suo brillante esordio cinematografico. Una figura pura e tradizionale, che provenendo dalla provincia vivrà sulla propria pelle la natura corrotta e violenta della capitale, dove prostituzione e sfruttamento sono all’ordine del giorno.
Una situazione che lo stesso Evans rappresenta in maniera critica, evidenziando come la deriva sociale della metropoli indonesiana sia, in realtà, una risultante diretta del colonialismo affaristico occidentale. Il vertice dell’organizzazione criminale è rappresentato infatti da due americani sadici ed arroganti, legati da un morboso rapporto ai limiti dell’omosessualità, il cui unico obiettivo è conquistare potere attraverso l’illegalità più sfrontata. Manicheismi di maniera che nascondono tuttavia una buona capacità narrativa, intervallata da combattimenti ben coreografati e talvolta condita di vezzi affatto banali (lo scontro in ascensore ne è un esempio illuminato).
La scelta delle location, che valorizza appieno le differenti anime metropolitane della moderna Jakarta, completa un quadro di aspettative già abbondantemente rispettate: il cinema d’azione indonesiano è pronto ad affiancare le già affermate cinematografie giapponesi, cinesi, tailandesi e coreane.

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