Negli ultimi anni sono diventati una costante, due squadre che fanno i playoff da più di dieci stagioni consecutivamente e sono sempre delle mine vaganti nella Western Conference. Gli Spurs hanno vinto ben 4 titoli con Popovich in panchina e hanno creato una vera e propria dinastia e una cultura che molte altre squadre hanno preso da esempio nella NBA; i Mavs, invece, da sempre molto spendaccioni, ci hanno provato ma la sconfitta in finale con Miami ha distrutto non poco l’ambiente che ci ha messo parecchio tempo a riprendersi.
Rimangono comunque, al momento, le due squadre forse più attrezzate ad Ovest per mettere i bastoni tra le ruote dei Lakers:
SAN ANTONIO SPURS (12-1)
I nuovi e offensivissimi San Antonio Spurs (108 punti di media, secondo nell’NBA solo dietro ai Lakers) si propongono in questa nuova versione, abbastanza inusuale per Gregg Popovich, come possibili rivali dei Los Angeles Lakers a Ovest. Ancora troppo limitato l’impatto dei nuovi arrivati per poterli giudicare: in particolare Tiago Splitter, su cui ci sono le maggiori aspettative.
Il record tuttavia suggerisce un momento di forma particolarmente positivo per una squadra che ha beneficiato della pausa estiva e del fatto che Manu Ginobili e Tony Parker non abbiano giocato i Mondiali – l’anno scorso l’argentino era infortunato ad inizio stagione e questo aveva costretto il francese e Tim Duncan a fare gli straordinari in un roster che non aveva ancora ben assorbito i nuovi arrivi.
Quest’anno invece sembra ci sia maggior equilibrio tra i due gruppi (veterani e giovani) e le responsabilità siano meglio definite, cosa che permette a Duncan di limitare il suo impiego a 20-25 minuti a partita.
Il problema degli Spurs, purtroppo per loro, non è mai stata la mancanza di talento o di gioco di squadra, ma la forma fisica arrivati ad aprile, maggio e forse giugno. Questo aspetto non può essere valutato, se non più avanti, quando si vedrà se i nuovi arrivi sono all’altezza e se il nuovo ritmo di gioco sarà vincente e sostenuto dalla squadra.
Sulla carta San Antonio ribadisce il suo ruolo di rivale ad Ovest, ma deve far attenzione alla griglia del playoff – vedi l’anno scorso – e a squadre sorpresa (o simil - tale) come gli irrefrenabili New Orleans Hornets (11-3) e i giovani e talentuosi Oklahoma City Thunder (10-5).
Dopo il taglio di quell’inguardabile capigliatura di Nowitzki si può finalmente tornare a parlare di basket a Dallas…
La squadra è rimasta fondamentalmente invariata, anche nei ruoli rispetto alla passata stagione; si sono integrati, dopo l’inserimento in corsa prima dei playoff, Brendan Haywood, Caron Butler e DeShawn Stevenson, non sempre con i risultati sperati. Rodrigue Beaubois è l’unico che sta veramente emergendo come play di riserva di Jason Kidd, che non pare sentire la stanchezza a 37 anni (quasi 38) e procede al suo ritmo spedito di pallacanestro, anche se l’infortunio subito con la nazionale ne ha frenato l’inizio. Come nel caso di San Antonio e forse anche di più, bisognerà vedere come evolverà la stagione regolare ricordandosi le difficoltà dei Mavericks nei playoff negli ultimi anni. A livello di talento, sicuramente sono posizionabili tra i principali contendenti dei Lakers, però al momento gli Spurs sono più temibili.
La dimostrazione è la vittoria con cui hanno fermato la squadra più in forma ad inizio stagione, New Orleans, perdendo il giorno successivo la rivincita. Questa altalena di risultati lascia sempre qualche dubbio sull’affidabilità del tedesco come uomo-franchigia, non a livello di talento ma di leadership nei momenti chiave in campo.