Il 28 Aprile scorso, 28 punti di Harden e 19 rimbalzi di Dwight Howard hanno consegnato il pass per le semifinali di Conference ai Rockets e una cocente eliminazione al primo turno per i Dallas Mavericks.
La stagione dei “cavalli indomabili” è difficile da classificare: se da un lato c’è la soddisfazione per la 14° stagione consecutiva in cui la squadra ha raggiunto i playoff oltrepassando quota 50 vittorie, dall’altro c’è la delusione per una stagione terminata fin troppo prematuramente e cominciata con ben altre ambizioni. Dopo il titolo del 2011, infatti, i Mavs si sono assestati progressivamente al mero ruolo di comprimari in una Western Conference dominata dagli odiati vicini di San Antonio e dai giovani rampanti di Oklahoma City e recentemente Golden State. Così, durante la scorsa preseason, il proprietario Mark Cuban e il general manager Donnie Nelson decisero di intervenire concretamente nel mercato, regalando a Rick Carlisle due eccellenze della lega: il centro Tyson Chandler dai Ny Knicks e la small forward Chandler Parsons da Houston. Il 19 dicembre, dopo un avvio di stagione brillante, la dirigenza texana riuscì a strappare anche il sì di Rajon Rondo, playmaker di riferimento dei Boston Celtics.
Insomma, da un quintetto di partenza cui si aggiungevano i due senatori Dirk Nowitzki e Monta Ellis era lecito aspettarsi ben altro che un 4-1 e tutti a casa nel primo turno playoff.
CRITICITÀ
“L’attacco vende i biglietti, ma le difese alzano i trofei.”
I Dallas Mavericks sono l’esempio lampante di quanto questa massima possa essere veritiera. La difesa dei texani (e non è una novità) è risultata essere, alla fine della regular season, la peggiore tra le 16 squadre qualificate ai playoff, con una media di 102.3 punti concessi a partita e il 25° posto dell’intera Lega. Le statistiche parlano chiaro: i Mavs hanno concesso mediamente 84 tiri di cui 25 dall’arco a cui si aggiungono 23 dalla lunetta, 7 palle perse e 46 rimbalzi di cui 12 offensivi (23° posto per rimbalzi raccolti nella regular season). Proprio le fifty-fifty balls hanno contribuito pesantemente all’eliminazione dai playoff, nonostante la presenza di un raccoglitore di rimbalzi professionista come Tyson Chandler, arrivato proprio per migliorare la fase difensiva nel pitturato. La media precipita letteralmente nel mese di Aprile, nel quale Nowitzi e compagni hanno subìto circa 115 punti a partita (tra i quali 131 contro OKC, 123 contro GSW, 143 contro Denver). Di conseguenza, la tendenza è risultata essere devastante nei playoff: i Rockets hanno praticamente fatto a fette la difesa di Dallas infliggendole in sequenza: 118-111-130-121-103 punti.
Ad amplificare una situazione di per sé complicata ci ha pensato proprio il giocatore che doveva fornire, nei piani della dirigenza, la spinta decisiva per raggiungere il secondo anello nella storia della franchigia: Rajon Rondo.
Il play di Louisville, arrivato nel Texas in cambio di Brandan Wright, Jae Crowder, Jameer Nelson e due scelte al draft, avrebbe dovuto costituire, insieme a Monta Ellis, la coppia di guardie più forti della Lega. Invece, proprio la difficile convivenza con il sopracitato è stato uno dei primi fattori di criticità affrontati da Rajon in quel di Dallas.
Le voci insistenti che lo vogliono a Los Angeles, sponda Lakers, o a New York, sponda Knicks, nella prossima stagione e il progressivo deteriorarsi dei rapporti con coach Carlisle (in una partita di febbraio contro i Raptors, Rondo ha insultato l’allenatore) hanno, giorno per giorno, tolto certezze all’ex play dei Celtics che è finito sempre più ai margini del progetto.
Nella serie playoff contro i Rockets, Rajon ha giocato solo le prime due partite (con una media di 18 minuti a gara) per poi dare definitivo forfait causato da, ufficialmente un dubbioso infortunio alla spalla, ma ufficiosamente una separazione consensuale con la franchigia.
Carlisle e i Mavs quindi non avranno più a che fare con Rondo, che secondo Yahoo! Sport desiderava i Lakers già prima del suo trasferimento nel Texas, e ad oggi la destinazione californiana pare essere la meta più scontata nell’immediato futuro.
FATTORI POSITIVI
A fare da contraltare ci pensa la solita spaventosa efficacia offensiva che ha caratterizzato la squadra guidata da Rick Carlisle negli ultimi anni. Alla fine della regular season, i Dallas Mavericks si sono piazzati al 3° posto della Lega per punti fatti a partita, con una media di 105.2, e sono stati 8° negli assist producendone circa 23 alla volta.
Il pick and roll giocato da Ellis e Nowitzki è stato lo schema di riferimento e ha permesso alle due stelle del roster di rasentare quota 20 punti a partita nella regular (18.9 per Monta, 17.3 per Dirk), e di superare abbondantemente questa soglia nelle 5 partite di playoff (26 per Monta, 21.2 per Dirk). Ma non bisogna dimenticare l’apporto fornito dai 15.7 punti di media di Chandler Parsons (46% dal campo, 37% dall’arco, 72% ai liberi), e dagli inattesi 11 circa di Tyson Chandler e Al Farouq Aminu.
Se i Mavs hanno faticato contro le squadre con un record superiore al 50% di vittorie (21 vittore – 22 sconfitte), hanno letteralmente passeggiato sulle franchigie inferiori, vincendone 29 su 39.
FUTURO
Nella prossima sessione di mercato, Cuban e Nelson avranno l’agendina ricca di appuntamenti. Ben 9 sono infatti i giocatori che potrebbero diventare free-agent: Rondo, Chandler, Stoudemire, Aminu, Jefferson, Felton, Villanueva, Smith, JJ Barea. L’attuale monte salari che si aggira sui 75 milioni di dollari si alleggerirebbe di una trentina di milioni, necessari da investire nel mercato free agent per arrivare ai due grandi obiettivi dichiarati dalla dirigenza: Marc Gasol o Lamarcus Aldridge, a cui andrebbero garantiti dei contratti al massimo salariale.
Volgendo lo sguardo ai giocatori attualmente arruolabili, chi dovrebbe affiancare Dirk Nowitzki per permettergli di concludere in modo glorioso la sua straordinaria carriera?
Di sicuro Monta Ellis, per la sua importante efficacia offensiva che lo ha reso nel giro di pochi anni una vera star della Lega; poi Tyson Chandler, perchè a tratti è sembrato l’unico in grado di reggere la baracca quando si trattava di difendere; infine Al Farouq Aminu, perchè sembra essere il prospetto più interessante in ottica futura (24 anni) e ha aumentato progressivamente il suo minutaggio dai 7 iniziali ai 30 nei playoff, il quale comunque ha deciso di non esercitare la sua player option da 1 milione di dollari e ha deciso di perseguire la strada da free agent.
Senza dimenticare Parsons che al momento sembra essere, anche a fronte del contratto firmato in estate, il punto più fermo dei Mavs, dopo ovviamente il tedesco da Wurzburg.