‘O lampiunaro era colui che aveva dalla pubblica amministrazione il compito di girare per la città per accendere al tramonto i lampioni e le luci a gas. Il suo strumento di lavoro era un lungo bastone alla cui estremità era posta una fiamma o un meccanismo che accendeva il lume a cui veniva avvicinato. Naturalmente, il suo dovere era anche quello di spegnere le luci all’alba. Per quest’altra operazione utilizzava il cosiddetto stutàle, un altro bastone con all’estremità un cono capovolto che, appoggiato sulla fiamma, la spegneva.
Questo mestiere è diventato via via inutile con l’arrivo dell’energia elettrica per l’illuminazione cittadina.
Ferdinando Russo:
“Passa, c’ ‘a mazza ‘ncuollo, ‘o lampiunaro
E stuta ‘e lampiune…”
Ancora oggi un uomo senza valore è definito “l’Urdemo lampione ‘e Fuorerotta”. Secondo l’elaborata tesi di Francesco D’Ascoli la massima viene dal numero 6666 che contrassegnava appunto l’ultimo fanale di Fuorigrotta: quattro volte 6, e 6 nella smorfia oltre al sesso femminile indica il babbeo.