Ieri, nella sala consiliare del Comune di S. Stino di Livenza, si è svolta la presentazione del romanzo LO SPECCHIO OVALE di Maria Stanchina Rubin, alla sua terza fatica letteraria dopo LA STANZA ROSSA e la silloge di racconti VITE OLTREMODO.
E… incredibile: sì, ero senza penna.
Non ho potuto prendere appunti come faccio di solito perchè al mattino avevo dato la penna a mio figlio per intrattenerlo dal parrucchiere, e deve essere rimasta sul tavolino del negozio.
Dunque non farò un resoconto minuzioso di quanto detto ieri, ma riporterò solo un paio di appunti.
Intanto: l’introduzione dell’ex Senatore Marcello Basso.
Che dice di non essere un critico letterario ma che quando scrive ci va molto vicino. Una parola mi è rimasta impressa e non si è persa nella mia memoria a corto di emoglobina: CURA.
Perché le tre protagoniste del libro sono in cura per dei tumori e fanno amicizia durante una delle tante visite a cui si devono sottoporre.
Siccome sto leggendo INCANTO E RACCONTO NEL LABIRINTO DELLE FIGURE, di Campagnaro e Dallari (Erickson), dico subito che la concezione di cura che mi è venuta in mente, non era la chemioterapia col suo strascico di effetti al limite dell’omicidio sanitario. Ma la cura nel senso inteso da Carl Gustav Jung, la “cura con le parole“, o, citando dal libro:
“Esiste (…) un altro significato del termine, che non riguarda il conseguimento di una guarigione ma l’incremento e la condivisione di un orizzonte di senso dell’esistenza attraverso la valorizzazione delle sue risorse affettive: è questo il contenuto assegnato al termine da Martin Heidegger (…).”
E infatti poco dopo l’autrice si è ricollegata alla funzione della parola, a sua volta ricollegandosi a un articolo letto all’ospedale di Aviano, in cui un medico consigliava ai pazienti di parlare, di non chiudere le paure e le parole dentro se stessi.
E’ questo balsamico passaggio attraverso la parola che permette di trattare l’argomento “male” con una certa levità: a dispetto della “tosticità” del romanzo.
Non l’ho ancora letto, lo inizierò dopo “Brucia Troia” di Veronesi, che ho iniziato ieri, ma conoscendo la scrittura della Rubin, so che mi piacerà. Altrimenti, come ci ha detto lei: “Se non vi piacerà il libro, chiudetelo a guardatevi la copertina che, come tutte le copertine dei miei libri, è bellissima”.