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Un chissa’ qualunque.

Da Paride

Chissa’.
Un chissa’ perfetto ,rotondo,corposo come un bicchiere di vino buono.
Seguendo i chissa’ mi ritrovo su strani temi filtrati dalla percezione ambigua, come tutti i forse.
Strano mondo dalle pupille al di sopra dei colori,al di sotto delle dita abbagliate dal neon,acquistato senza sconti come tutte le follìe.
Odio chi non conosce nemmeno un briciolo di sofferta follìa ,eppure la declama come se la conoscesse.
Conosci tu Dio? e’ Lui che mi sta stretto nella scatola cranica fino a farla scoppiare nonostante la Bonta’.
E conosci la stranezza? quella vera intendo.Quella che si spinge sino ad oltrepassare limiti di cartapesta con punteruoli di diamante ,quella che assume il volto di un’aquila che dispiega le ali come fendenti ,per colpire l’estremo e tornare sotto le mentite spoglie di una donnina qualunque.
Spalancava gli occhi da bambina,vedendo cio’ che credeva vedessero tutti ed era giallina o viola, verdastra o bianco sublime.
Eppure non era così tachicardica la realta’ ,nonostante fosse fatta di milioni di altrove.
Chissa’.
Volevo essere un albero di piume azzurre che trasalivano d’emozione ad ugni bacio di vento e invece no, sono un torrente che trascina sassi e favole assieme i detriti buoni ,annaspando ferocemente per non farsi seppellire da quelli nocivi, se cosi’ si puo’ dire.
C’eri tu comunque ,al di sopra delle parti squartate e  ingoiate dalle pupille,prima del digiuno.
Per questo ti decifro ad ogni luccichìo che invade i tuoi occhi ,sia esso attinto da fonte di luce o tenebra.
I nostri insiemi sono costellati da laghi oscuri che esaltano il biancore assunto da un cielo annusato lievemente, per non morirne .
E che noia sorridere ad un mondo che attende un sorriso qualunque, fingendosi parte dell’ universo ma che stringe sul petto un recinto d’acciaio,come fosse un mazzo di fiori di campo.Che si fottano.
Noi non ne saremo mai capaci,la tua corda sara’ la mia e la mia sara’ tua,da equilibristi che improvvisano i loro numeri da sempre, sciogliendo quei nodi che la volevano cappio.
Amore.
Se cosi’ si puo’ dire.


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