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Il mosaico

Creato il 11 febbraio 2011 da Ilpescatorediperle
Giuliano Ferrara è tornato in tv. Per me, che apprezzavo molto il suo Otto e mezzo, è una buona notizia. Ferrara è colto, sferzante nelle sue domande, approfondisce, non guarda in faccia nessuno.
Ferrara, poi, come Rhett Butler, ama le cause perse, quando sono proprio perse. Il circolo di opportunisti che inevitabilmente circondano colui che ha grandi disponibilità finanziarie, si assottiglia improvvisamente quando quest'ultimo è nella polvere. Sicuramente, Ferrara difenderà l'amico Silvio fino in fondo. Anche questa è una dote apprezzabile.Ferrara è evidentemente un sanguigno. Quando vede rosso, si butta alla corsa travolgendo tutto e tutti. Negli ultimi anni, pur senza convertirsi e senza farsi battezzare dal Papa in diretta tv, come Magdi Allam, si è avvicinato notevolmente alla Chiesa, o meglio, ad una certa chiesa: a Benedetto XVI, al cardinal Ruini. Ha coniato per sé l'espressione, ormai in uso, di ateo devoto, mettendosi in una posizione facilmente interpretabile come l'adozione del cattolicesimo (più che del cristianesimo) come ideologia che colma il vuoto del suo passato marxista. In effetti, ad interessare Ferrara, sembra essere soprattutto il fondamento metafisico della teologia, che lo rassicura, al di là delle tempeste della storia, di "avere ragione". Nello specifico, un fondamento incorruttibile per un sistema di valori morali molto forti che, dalle colonne del Foglio e poi con la sfortunata avventura della Lista contro l'aborto, cerca di diffondere nell'opinione pubblica. Una religione senza Dio (Gesù Cristo non entra mai in, non c'entra mai con, aggiungerei, quanto va predicando). La Chiesa ratzingeriana e ruiniana sembra ben felice di allearsi con adepti come Ferrara, certo rispettosi e zelanti. Forse sottovaluta il rischio che, appoggiandosi più sugli atei devoti che sui credenti liberi, possa diventare essa stessa, alla fine, una Chiesa atea, benché devota. Comunque sia, le battaglie ideali son sempre belle cose. Ed il Foglio ospita punti di vista diversi. Ieri sera, in ogni caso, Ferrara è tornato in tv. Ma non per condurre Otto e mezzo, bensì per farsi intervistare dal Tg1 - precisamente da Susanna Petruni, Susanna paliodisiena Petruni. Ferrara sostiene che il presidente Berlusconi è vittima di un complotto ordito dai magistrati di Milano e Napoli e dal gruppo editoriale Repubblica-l'Espresso. Il fine sarebbe quello di rovesciarlo per via giudiziaria e giornalistica, piuttosto che per via politica. Oggi il Foglio pubblica un'intervista a Berlusconi che ripete queste tesi. Anche a giudicare dal lessico ("élites boriose"), pare più uno scritto di Ferrara travestito da intervista (del resto, è rubricata sotto "soliloqui"). Non è un problema, Ferrara ha fatto spesso da ghost writer a Berlusconi, in genere nei momenti di emergenza come questo.
Ferrara avrà le sue ragioni. Non è di questo che voglio discutere. Certo anch'io non amo alcuni circoli intellettuali antiberlusconiani come Micromega, anch'io ho delle perplessità sulla manifestazione di Libertà e Giustizia. Ciò che trovo un po' assurdo è che Ferrara, che su questioni ben più radicali come la vita e la morte delle persone si è investito di un potere assoluto di determinazione, giungendo ad ipotizzare di fare il Ministro della Salute per regolare finalmente aborto, eutanasia, testamento biologico (in sostanza, per renderli impossibili), di fare, dunque, il Ministro della Salute Pubblica, cioé un nuovo Robespierre, di cui condivide lo "zelo compassionevole"; che proprio questo Ferrara possa accusare qualcuno di "neopuritanesimo" e di voler fondare una "repubblica delle virtù". Facendolo, senza contraddittorio, nel quadro di un intervista al Tg1 di Minzolini, con le pseudodomande di Susanna Petruni (se Ferrara avesse intervistato Ferrara, come lo avrebbe incalzato, cercando di contraddirlo...).Sicuramente c'è Ferrara dietro alla nuova strategia difensiva di Berlusconi, che ritroviamo anche nell'"intervista" al Foglio. Dopo aver negato tutto, Berlusconi dice ora di essere un peccatore, e che peccare non equivale a compiere reati. Il fatto è che, ammettiamo pure in malafede, lo si accusa proprio di reati. Se crede che non lo siano, corra a difendersi. C'è stato accanimento verso di lui, in questi anni? Può darsi. Ma chi ricopre incarichi di tale rilievo, avendo al contempo tale influenza sull'economia e i media, è giusto sia oggetto di uno scrupoloso accertamento del suo contegno. Se non ha commesso reati, ben venga. Del resto, se c'è complotto, si tratta di un complotto ben sgangherato. Se davvero da 17 anni è in atto un complotto ai suoi danni, esso è piuttosto debole, visto che la sua popolarità non ne ha risentito. Ma non vale l'inverso: la popolarità non è e non può essere sufficiente come assoluzione. Se fosse così, al contrario il cittadino ignoto dovrebbe mettersi in galera da solo, senza processo. Io ad esempio, se non rischiassi di essere frainteso, dovrei tenere sempre delle manette nel cassetto, pronte per quando mi citeranno in giudizio.Ferrara ha convocato una manifestazione contro il neopuritanesimo e la repubblica della virtù per il 13 febbraio. Dev'essere ben sicuro che le tesi etiche che propaganda sul suo quotidiano da anni non afferiscano a questi due fenomeni. Convocarla il 13 febbraio significa fare una contromanifestazione. Essendo anche una persona ironica, Ferrara l'ha fatta illustrare da Vincino (un girotondo antipuritano molto simile al bunga bunga di (h)ar(d)core). Ciò non toglie che la nuova strategia di Berlusconi-Ferrara sia quella di sempre: alzano i toni? alziamoli anche noi, alziamoli così tanto che nessuno potrà raggiungerci. Eccoli quindi parlare, oltre che di complotto, di "guerra civile" e di "eversione". Il vocabolario politico del paese è stato ormai esaurito per cose di poco conto. Mi chiedo, quando saremo oltre tutto questo, se mai lo saremo, come potremo ricominciare a dire pane al pane e vino al vino. Se un processo sarà mai di nuovo un banale processo e non un omicidio politico o quant'altro.Ferrara immagina Berlusconi come un nuovo Giustiniano. L'intervista è corredata da una parodia del famoso mosaico di S. Vitale a Ravenna. Un po' blasfema, tra l'altro, visto che in quel mosaico Giustiniano porta il pane per la comunione all'altare (la moglie Teodora, dall'altro lato, offriva il vino: non illustrabile per mancanza di mogli e di "fidanzate"). L'idea immagino sia: Giustiano si comportò da despota, intrigò. Ma era cristiano, e diede al mondo il codice giuridico che trasmise il diritto romano alla modernità. Ecco, Berlusconi si è comportato da despota in molte situazioni, e ha sicuramente intrigato. Avrà anche portato il pane della comunione all'offertorio, non so, avrà visitato Ravenna. E sicuramente, dopo gli ultimi interventi plastici, sembra sempre più un mosaico. Ma non ha lasciato nulla di così importante come il Codex Iustiniani. Non una sola riforma degna di nota, né un'opera pubblica, né un messaggio di speranza che leggeremo sui libri nei prossimi cinquant'anni. Se avesse governato come un grande statista, sarebbe stato comunque indagato per i suoi supposti reati, ma ne sarebbe uscito comunque a testa alta. Purtroppo, come uomo politico, lo ricorderemo per i festini.
Il mosaicoda TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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